La Trama

1630, New England. Il predicatore religioso ed estremista William viene cacciato dalla sua comunità per un disaccordo sull’interpretazionedelle Sacre Scritture. Si trasferisce così in una fattoria isolata, in mezzo ai boschi, assieme alla moglie Katherine e ai cinque figli. Mentre la famiglia cerca di ricostruirsi una vita, la scomparsa del neonato Samuel, affidato alle cure della figlia maggiore Thomasin, scatena un crescendo di situazioni negative e di odio liberando le reali identità di ogni membro della famiglia. L’equilibrio è ormai spezzato e William e sua moglie si domandano se sia tutto parte di una punizione divina o se il Male alberga a casa loro…

Una opera prima magistrale

Film d’esordio di Robert Eggers the VVitch fu presentato in anteprima mondiale nel 2015 al Sundance Film Festival ed uscì nelle sale americane un anno dopo.
Girato in soli 25 giorni e sfruttando in larga prevalenza la luce naturale, come giustamente sottolineato dal direttore della fotografia Jarin Blaschke, il film è recitato nell’inglese arcaico del New England ma girato in Canada.
Dal forte impatto visivo che richiama l’arte pittorica, il film ha atmosfere cupe e pesanti che ben si addicono alla storia. Un equilibrio costante tra fiaba e realtà, un bilico tra sovrannaturale e razionale, the VVitch è stato girato come fosse una cronaca di quei tempi ma la sceneggiatura, anch’essa curata da Eggers, è apertamente ispirata al foklore ed alle credenze dell’epoca nonchè a diari, registri di processi e libri di stregoneria. Seppur girato in poco tempo il film ha richiesto anni di lavoro e ricerca per quanto riguarda l’accuratezza storica di fatti, dialoghi (alcuni presi direttamente da archivi di processi per stregoneria del tempo) luoghi e costumi. Ogni cosa è stata realizzata con la massima cura, sia dal punto di vita tecnico che della ricostruzione storica, per donare al film più realismo possibile.

Tra fiaba e realtà

Inattaccabile la bravura degli attori, dai bambini agli adulti. Il cast, per la quasi totalità di origine britannica, oltre a recitare nella lingua più antica riesce a rendere la drammaticità degli eventi in scena così credibile e vicina alla realtà.
Autoritario e ruvido Ralph Ineson rende alla perfezione nei panni del capofamiglia. Uno dei ruoli più intensi e controversi è senza dubbio quello della madre, una disperata e fervente Kate Dickie, sconvolta dagli eventi e spesso disturbante nelle reazioni. E poi c’è lei, Anya Taylor-Joy. Giovanissima ed incredibile. E’ difficile parlare di un film quando lo trovi perfetto sotto ogni punto di vista. The VVitch ha significati profondi e spesso non totalmente svelati e sicuramente non sarà apprezzato da chi ama l’horror moderno fatto di effetti speciali e facili spiegazioni. E’ un’opera prima immensa che, ad ogni visione, regala nuove sfumature.

Simbolismo e ricerca

Per chi è vicino al tema della stregoneria o del foklore è facile e stupefacente cogliere il simbolismo di cui il film è pregno. Dalla comune presenza del caprone nero, da sempre associato al diavolo, all’incapacità dei bambini di terminare una preghiera. All’ epoca della caccia alle streghe si pensava infatti che, messe alla prova, queste non riuscissero a pregare. Abbiamo la lepre, dall’aspetto innocente e tenero è un altro animale considerato magico in alcune zone. Si pensava potesse rubare il latte ed essere una delle forme che le streghe potessero incarnare. Ma la ricostruzione di Eggers si è spinta più in là, andando a cercare nei libri di stregoneria e traducendo in immagini una delle scene più forti e intense e simboliche del film. Quella dove la strega anziana si contorce di piacere a terra, abbracciata alla sua scopa e ricoperta di sangue. Era credenza radicata che le streghe rapissero bambini neonati, non ancora battezzati, per utilizzare le povere creature per i loro rituali. In diversi scritti ritroviamo l’incantesimo per cui, cosparso il corpo con il sangue di un neonato non battezzato, le streghe potessero librarsi nel cielo a cavallo delle loro scope.

Divino e maligno

Chiaramente a fronte di tutte queste conoscenze il film assume ancor più potere eppure è potente lo stesso. E’ un orrore poco sfrontato ma non solo suggerito, che inquieta e si insinua sotto pelle. E’ presente anche se non mostrato direttamente ed è raccontato con calma e naturalezza. E’ reale. Il villaggio, unico punto di aggregazione e società per chissà quanti chilometri, sembra un baluardo lontano e l’esilio da esso pare, più che imposto, voluto da un capofamiglia la cui fede cieca sfocia nell asocialità e nel negazionismo. Nella fattoria, ricostruita alla perfezione, la mentalità dell’uomo è il vero problema. Ridurre tutte le disgrazie a punizione divina od opera del maligno, il bisogno di trovare un capro espiatorio per ogni tragedia.

I volti del male

Qui il male aleggia come un alito, leggero dapprima, e nell’incedere dei minuti e delle vicende si fa coltre pesante ed oscura. E’ un abbraccio sempre più stretto che racchiude la fattoria e la famiglia, eppure il film non cade nella facile scelta della mera lotta del bene contro il male poichè il male ha diverse facce. E’ Black Phillip, il nero caprone e la tenera lepre. E’ la magia nella foresta e la cieca fede del capofamiglia. E’ la gelosia dei bambini, il peccato originale, il risveglio sessuale.
Ed il destino di una giovane donna che rifiuta di essere costretta e condannata ad una vita già scritta. E sceglie di vivere e liberare il proprio potere. Abbracciare la libertà, la natura, la sessualità rifiutando convenzioni e costrizioni.

La scena finale è di una potenza visiva ed emozionale immensa se si è vissuto il film nel modo giusto. Ogni fiaba che si rispetti ha la sua morale, e la morale di The VVitch è tanto antica quando l’epoca di cui parla.
Sono le streghe, il vero male, o è ciò che la società ha scelto di vedere in esse?