Oggi, 24 gennaio, è uscito su Disney Plus il primo episodio della terza stagione di American Horror Stories, l’ormai noto spin-off di American Horror Story.

Huluween

Tra alti e bassi, American Horror Stories – proprio come la serie madre – è sempre riuscita a far parlare di sé. È difficile valutarla nel complesso e anche di stagione in stagione, perché in questa serie ogni episodio è autoconclusivo. Proprio per questo, vedere American Horror Stories è sempre una scommessa: anche nella stagione peggiore può esserci un episodio in grado di conquistare tutti, e viceversa.

Dopo due stagioni nel complesso non esaltanti – ma con qualche episodio degno di nota (QUI la recensione dei primi due episodi della prima stagione; QUI la recensione della seconda stagione) –, sembrava che la serie fosse destinata alla cancellazione o, comunque, a un temporaneo accantonamento, fino a quando Hulu non ha annunciato l’uscita di quattro episodi speciali (che, per comodità, definiamo “terza stagione”) nella cornice di Huluween, l’evento della piattaforma dedicato ad Halloween. E così sono usciti quattro episodi: Bestie, Daphne, Tapeworm e Organ. I restanti (che dovrebbero essere tre) usciranno negli USA nel 2024, a completamento della terza stagione.

Nuove paure: lo sviluppo tecnologico

Un tema centrale di questa terza stagione è la tecnologia, soprattutto per quanto riguarda gli episodi intitolati Bestie, Daphne e Organ. American Horror Stories sembra riprendere le paure e le tematiche di Black Mirror, proiettandoci in un mondo (il nostro o molto vicino ad esso) in cui la tecnologia minaccia davvero di sostituire l’essere umano o, quantomeno, di cancellare le emozioni in nome della comodità e di un consumismo non solo materiale. Si percepiscono le ansie legate alla nuova intelligenza artificiale, ma anche gli effetti della pandemia di COVID-19 che ha recato, soprattutto ai giovani, notevoli danni relazionali.

Nei tre episodi appena citati, i protagonisti non agiscono attraverso il proprio corpo – che in alcune occasioni sembra quasi perdere la sua fisicità – ma attraverso un dispositivo capace di non esporli troppo alla realtà (almeno apparentemente). In Bestie, la minaccia è rappresentata da un’”amicizia” nata online; in Daphne è un’assistente vocale particolarmente evoluta a causare diversi problemi al protagonista; infine, in Organ, la vita di un uomo viene messa a rischio da un appuntamento con una donna trovata su un sito di incontri.

Il corpo come mezzo

Il terzo episodio della stagione (Tapeworm), in un rovesciamento quasi paradossale, vede al centro della narrazione proprio il tema del corpo: un corpo che si scontra con le implacabili ambizioni della protagonista, un corpo costretto a trasformarsi pur di soddisfare determinati canoni estetici. Tuttavia, anche in questo episodio, il corpo si trasforma in un mezzo. Se in Bestie, Daphne e Organ il corpo è solo un mezzo perché il soggetto finisce inevitabilmente per incarnarsi nel dispositivo, in Tapeworm esso è un mezzo necessario per raggiungere la fama e la ricchezza.

Analizziamo brevemente questi quattro episodi, evidenziano più nel dettaglio le caratteristiche di ognuno di essi (no spoiler).

BESTIE (diretto da Max Winkler, scritto da Joe Baken)

Sinossi: Dopo la perdita della madre, una ragazza, Shelby, cerca di stabilire un legame con una misteriosa amica online.

In Bestie, la protagonista, Shelby (Emma Halleen), in lutto per la morte della madre, deve affrontare numerose difficoltà: il rapporto conflittuale con il padre, il bullismo che subisce da parte dei coetanei e il trasferimento in una nuova scuola. Sono questi i motivi che spingono la ragazza a rifugiarsi online, per nascondersi da una realtà che sembra solo capace di farle del male. E così, casualmente, conosce Bestie, una ragazza dal volto completamente sfigurato che, però, riesce ad ottenere la fiducia di Shelby. Ma Bestie non è gentile come sembra e la protagonista, dopo un po’ di tempo, capirà che nella sua nuova amica qualcosa non va…

Bestie non è un episodio particolarmente originale ma due meriti gli vanno riconosciuti: il terrificante aspetto di Bestie (Jessica Barden) – un plauso ai truccatori – e un colpo di scena finale non troppo prevedibile. Sufficiente.

DAPHNE (diretto da Elegance Bratton, scritto da Manny Coto)

Sinossi: Il venditore d’arte Will Cawsell riceve un regalo particolare: un’assistente vocale molto evoluta, Daphne. Questa, però, comincerà ad affezionarsi un po’ troppo al suo nuovo padrone.

Scritto dal compianto Manny Coto, Daphne è l’episodio che più di tutti tenta di riflettere criticamente sui problemi che potrebbero sorgere dal repentino sviluppo dell’ intelligenza artificiale. Will Cawsell (Reid Scott) è un uomo ricco e potente ma, almeno apparentemente, incapace di provare sentimenti ed empatia verso le altre persone, anche quelle che gli sono più vicine. Siamo nel 2028 e una nuova pandemia sta minacciando gli USA e il mondo intero, tanto che il governo americano è nuovamente costretto a ricorrere ad un lockdown. In questa cornice, Cawsell, irritato dalla situazione che non gli permette di lavorare e dalla sua assistente che teme di essere contagiata, riceve Daphne, un dispositivo in grado di cambiare letteralmente la sua vita, rendendolo ancora più ricco. Tuttavia, terminato il lockdown, Cawsell dovrà fare i conti con l’ossessione che Daphne ha sviluppato per lui.

Fino a dove siamo disposti ad arrivare per l’arricchimento personale? Cosa distingue macchina e uomo? In cosa una tecnologia è diversa da un uomo nel momento in cui le viene insegnato a pensare? E se le macchine arrivassero un giorno a provare dei sentimenti? In un episodio semplice, Manny Coto cerca di dare una risposta (implicitamente) a queste domande, criticando il troppo rapido e incontrollato e sviluppo dell’intelligenza artificiale e avvisandoci sulle possibili conseguenze. Resta l’idea che si potesse osare ancora, feticizzando ancora di più l’assistente vocale nei primi minuti: perché l’uomo (cinico) ama follemente tutto ciò che gli porta guadagno. In conclusione, la premessa è interessantissima, lo sviluppo insomma ma l’episodio resta ampiamente sufficiente.

TAPEWORM (diretto da Alexis Martin Woodall, scritto da Joe Baken)

Sinossi: Una modella emergente non sembra disposta a fermarsi di fronte a niente pur di ottenere successo.  

Come anticipato, Tapeworm è un episodio diverso dagli altri (almeno in parte). Al centro c’è comunque una riflessione sul corpo e sull’incapacità (culturale) di vivere a proprio agio con esso. Vivian (Laura Kariuki), la protagonista, inizia ad assumere un farmaco pur di perdere peso ed ottenere il suo primo lavoro come modella. Tutto va secondo i piani e il successo di Vivian è travolgente. Un giorno, però, la ragazza scopre di non poter più assumere il farmaco a causa di problemi cardiaci: a quel punto deciderà di fare l’impensabile.

Lo spettatore si trova davanti a un’ascesa del corpo, alla sua celebrazione, e, poco dopo, a una repentina e disgustosa discesa. Sicuramente, tra i quattro, Tapeworm è l’episodio che osa di più, con qualche scena leggermente disturbante. Un “body horror” (si fa per dire) con tanto di citazione ad Alien di Scott: ampia sufficienza meritata.

ORGAN (diretto da Petra Collins, scritto da Manny Coto)

Sinossi: Un appuntamento al buio tramite un’app di incontri online finisce nel peggiore dei modi.

Anche Organ, come già detto, ci mette di fronte a una “deriva” tecnologica e, soprattutto, a un nuovo tipo di consumismo: quello sessuale (e, talvolta, anche amoroso). Il protagonista, Toby (Raul Castillo), è un donnaiolo: nonostante i suoi 42 anni continua a cercare instancabilmente nuove avventure (esclusivamente sessuali) ogni sera, per lo più attraverso app di incontri. Toby, inoltre, presenta atteggiamenti misogini e irrispettosi verso le donne. Una sera, durante un rapporto sessuale, viene drogato da una donna: si risveglierà solo qualche ora dopo, scoprendo che, durante la notte, gli è stato asportato un rene.

Organ è forse il peggiore dei quattro episodi proposti: l’impressione finale è che sia stata messa troppa carne al fuoco senza riuscire a sviluppare e concludere degnamente il tutto. Interessante la svolta femminista, prevedibile il colpo di scena. Voto: 5/10.

Il primo episodio di questa stagione evento di American Horror Stories è già sbarcato su Disney Plus. Gli altri tre usciranno a cadenza settimanale.

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