Un genere restìo all’oblìo

Avete mai passato le notti insonni con un qualsiasi titolo della serie Castlevania? Avete mai provato a terminare al 100% Super Metroid? Siete rimasti estasiati da questa ondata di revival di metroidvania in 2d?

Il burtoniano dark fantasy di Hollow Knight, il gampeplay perfetto e procedurale di Dead Cells, il richiamo al lore e alla difficoltà in salsa metroidvania di Dark Souls infuso in quel gioiellino indie a nome Salt & Sanctuary.

Quelli appena elencati sono i migliori esponenti di un genere ancora oggi florido, un elenco che può contare fra le sue fila ancora più titoli, più o meno riusciti, con ambientazioni e citazioni che vanno da Ninja Gaiden, al già citato Dark Souls e tutte le sue suggestioni più o meno velate, ai vecchi Megamen, alle rinnovate scorribande della famiglia Belmont, alla fantascienza organica di H.R. Giger, al Cyberpunk, e mille altre declinazioni adattate al genere.

Irta e perigliosa la via della redenzione

Blasphemous

Quello che mancava forse era una certa serietà, una voglia di sporcarsi le mani col sangue e dentro le budella senza mai scadere nel ridicolo o patetico, di fare i conti con l’iconografia religiosa, quella che fa parte delle nostre radici europee, affrontare il peccato e la colpa, indossare un elmo (i)conico avvolto in una corona di spine e impugnare una spada forgiata dalla sofferenza e dal costato di una (ma)donna sacrificatasi per essa.

In Blasphemous, seconda opera dei The Kitchen Games già autori della piccola saga punta&clicca in sgranatissima pixel art “Last Door” e dai palesi richiami a E.A. Poe e H.P. Lovecraft, ritornano con delle meccaniche forse, ancora, non nelle loro corde ma dove, grazie a una storia dove si mescolano l’inquisizione, la religione cattolica e un dark fantasy molto aderente ai canoni di Berserk e della From Software, riescono a far passare in secondo piano un gameplay sicuramente inferiore alle vette d’eccellenza già elencate durante l’articolo.

Col cuore colmo di penitenza

Blasphemous

Noi saremo il Penitent One (vi ricorda giusto qualcosa?) e dovremo farci strada fra creature ripugnanti e accoliti di confraternite che vogliono la nostra morte, dopo quella dei nostri confratelli. La trama è più suggerita che realmente esplicitata, anche questo espediente retaggio del metodo narrativo reso famoso dai Soulslike, oltre ai vari save point che riportano in gioco i nemici sconfitti e le svariate shortcut, scorciatoie utili ad accorciare il tragitto durante il nostro frequente ritornare in porzioni della mappa già visitate o la difficoltà a tratti blasfema per le ingiurie che sgorgheranno spontanee dalla nostra ugola.

Sorella mia Morte, questa volta riuscirò nell’impresa

Blasphemous

Blasphemous è una piccola perla, lucida e nera incastonata nel petto dei senza redenzione, non esente da difetti ma che può restituire una certa soddisfazione e interesse grazie a una grafica ottimamente realizzata e una rappresentazione scenica della religione e del fantasy medievale piuttosto originale e gratificante se ci si farà rapire da essa, oltre a farsi ammaliare da una colonna sonora che mescola sonorità liturgiche e chitarre spagnoleggianti.

Se avete amato Castlevania alla follia, o il genere metroidvania in generale, e siete pronti a battervi il petto e consumarvi nel peccato, questo è il gioco creato per voi. Imbracciate la mea culpa e non abbiate pietà per nessuno, neppure per voi stessi.