Sbarcato mercoledì scorso su Netflix, There is someone in your house, diretto da Patrick Brice, è l’ennesimo film horror che, anche se in parte godibile, non riesce a lasciare il segno. Nonostante qualche buono spunto, infatti, la pellicola non aggiunge niente al genere e si dimentica facilmente. Ecco la recensione (NO SPOILER).

Netflix e il buon rapporto con il genere slasher

Netflix ha sempre dato grande importanza allo slasher, attraverso produzione e/o distribuzione di pellicole più o meno valide. Basti pensare alla celebre serie TV Slasher (QUI una recensione della stagione che ho apprezzato di più), un prodotto citazionista e un vero e proprio omaggio a uno dei generi più iconici del panorama cinematografico.

Con C’è qualcuno in casa tua Netflix si affida a Patrick Brice, celebre per aver diretto (e recitato) il found footage Creep, un ottimo film che aveva ottenuto l’approvazione di critica e pubblico. Dato il successo della prima pellicola, Brice aveva diretto anche un sequel (Creep 2), annunciando poi l’uscita di un terzo capitolo (al momento in produzione). Con Creep Patrick Brice era riuscito a terrorizzare e intrattenere gli spettatori, nonostante un budget irrisorio.

Una narrazione non originale

C’è qualcuno in casa tua, a differenza dei due Creep, non è un found footage, ma un normalissimo slasher, in cui un assassino prende di mira i ragazzi di una scuola deciso a ucciderli e a svelare i loro segreti più nascosti e indicibili.

Il film non ha certo il pregio di avere una storia originale: l’assassino uccide dei colpevoli, ragazzi che hanno compiuto crimini violenti o che, per esempio, cercano di diffondere idee razziste e discriminatorie. Vedendo questo film, ogni fan dello slasher penserà subito al celebre So cosa hai fatto (I know what you did last summer), in cui l’assassino prende di mira dei ragazzi che in passato hanno fatto di tutto pur di insabbiare il loro crimine. In entrambi i film, infatti, l’assassino diventa una sorta di giustiziere che punisce chiunque sia riuscito, per un motivo o per un altro, a sfuggire alla propria condanna penale.

La maschera come specchio

Nel film di Brice, l’assassino agisce secondo una propria morale (emblematico da questo punto di vista uno degli omicidi), rivelando a tutta la scuola, poco prima di uccidere, i misfatti della sua vittima. Inoltre, in C’è qualcuno in casa tua, il killer indossa una maschera che riprende i tratti del viso di quella che sarà la sua vittima. Il design delle maschere è, forse, una delle migliori trovate della pellicola: il killer diventa una sorta di specchio in cui ogni vittima può rivedere se stessa (e i propri errori) prima di essere brutalmente uccisa.

Il fatto che ogni omicidio sia legato a un passato turbolento fa sì che alcuni dei personaggi siano ben caratterizzati (in qualche caso ci viene rivelato anche il loro passato), ma il loro background sembra il più delle volte solo abbozzato e finisce talvolta per ricalcare i più classici stereotipi.

Un film che non emerge dalla massa

La componente teen è presente, ma in modo ben bilanciato: vengono affrontati a grandi linee importanti argomenti, tra cui l’orientamento sessuale e il genere, ma non si cade in discorsi retorici o in scene stucchevoli e stereotipate.

Il più grande difetto del film è, però, quello di non aggiungere nulla a un genere che, oggi più che mai, ha bisogno o di ricorrere alle sue figure storiche (Myers, Jason, Krueger) o di essere reinventato (come fece Scream negli anni ’90, cambiando la storia dell’horror). La pellicola risulta, infatti, tremendamente prevedibile (anche nel finale) e, nonostante qualche buona trovata, finisce per ricalcare i cliché più classici. Per questo motivo, C’è qualcuno in casa tua si dimentica facilmente: la memoria lo accantona subito da una parte, insieme a tutti quei (teen)-slasher che, negli ultimi anni, ci sono stati propinati in ogni modo possibile.

Conclusioni

Mi sento di consigliare la visione del film in particolar modo per un motivo: C’è qualcuno in casa tua come la stragrande maggioranza degli slasher, pur non offrendo una narrazione di qualità, riesce a intrattenere benissimo per tutta la sua durata.

In conclusione, C’è qualcuno in casa tua è, dal punto di vista tecnico, un buon film che, pur riuscendo a offrire puro intrattenimento, non si distingue da quella massa anonima in cui convivono gli slasher usciti negli ultimi anni. Una pellicola citazionista che, però, non riesce a portare aria fresca in un genere che ha sempre più bisogno di essere reinventato per poter raccontare qualcosa in più.

Classificazione: 2 su 5.