Esistono prove concrete, e noi appassionati del genere horror lo sappiamo bene, dove contano più le idee che i mezzi di produzione messi a disposizione. Gli sviluppatori di Darkwood, gli Acid Wizard, conoscono bene questa massima e ci hanno regalato un gioco difficile, terrificante e dalle atmosfere malsane, oscure e malate come solo chi ha amato Lovecraft e Stalker di Tarkovskij può capire il sottile orrore di dover sopravvivere in un bosco vivo e voglioso di assaggiare il nostro terrore.

Darkwood è un survival horror dove la sopravvivenza ricopre un ruolo fondamentale nell’avventura, molto più dello scoprire i risvolti di una trama criptica, la si dipanerà man mano che riuscirete a sopravvivere notte dopo notte fino all’epilogo. Titolo inizialmente sviluppato per pc, negli anni gli sviluppatori hanno avuto la possibilità di poter trasporre la loro opera anche per i sistemi console più importanti, ps4, xbox e nintendo switch, dove le modalità survival e crafting (la manipolazione di oggetti rinvenuti durante l’avventura per creare strumenti utili per poter difendersi dalle ostilità dell’ambiente circostante e dai nemici) la fanno da padrone rispetto allo scorrere di una storia molto poco story driven, piuttosto incentrata su avvenimenti in gioco che su cut-scenes.

Insomma, per farla breve, non sarà un’avventura che vi guiderà per mano fino alla fine ma un’esperienza di sopravvivenza dove scoprirete dettagli della trama per farvi da soli un sunto di quel accaduto in base all’epilogo che riuscirete ad ottenere, ma senza mai imboccarvi come si fa coi bimbi viziati.

Il mio falegname l’avrebbe fatta meglio questa mazza chiodata.

darkwood

Tecnicamente il gioco non nasconde la sua natura indipendente, con una visuale a volo d’uccello e dei comandi macchinosi e legnosi, ma l’atmosfera oscura di questo bosco ostile e le poche informazioni sulla vostra identità (voi siete lo straniero, stranamente immune a quel che pare essere un’epidemia che ha colto il mondo circostante e pedina di personaggi ambigui e dall’aspetto grottesco e mellifluo) colmeranno le lacune e i piccoli difetti strutturali e tecnici.

Darkwood è un gioco che fa realmente paura. Non è un’iperbole, una trovata pubblicitaria o ruffianeria: giocatelo al buio, con le cuffie, con la giusta calma e con la paura, giustificata, di dover dare priorità al vostro superare la notte e recuperare materiale utile, più che alla veloce risoluzione di quel che vi accade intorno o delle missioni assegnate. E’ un gioco da gustare con terrificante calma e angoscia, prendetevi i vostri tempi, anzi dilatateli. Il gioco stesso, nella schermata iniziale, vi consiglia di rispettare il bosco e di non avere fretta.

Il bosco fuori, entità viva pronta a inghiottirvi.

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Potrebbe sembrare ridotto all’osso il gameplay, con la sua routine quotidiana, scoprire con parsimonia indizi che vere porzioni o spiegazioni dell’oscura trama, sopravvivere a tutte le ostilità dell’ambiente, visibili o meno, ma possiamo assicurarvi che sono le meccaniche stesse a contribuire all’orrore che questo gioco può, e lo farà, trasmettere.

Come nelle migliori opere, il messaggio non sta negli effetti speciali o nell’azione incalzante per mascherare la noia della banalità: qui saggerete l’orrore puro, quello caro al maestro di Providence e, per una volta, senza ricorrere a citazioni stucchevoli e banali.

Ora scusate, devo far la conta dei chiodi e delle assi di legno rimaste, perché queste barricate alle finestre non si costruiranno mica da sole.