Il male muore stanotte. Questo il leitmotiv di Halloween Kills, secondo capitolo della nuova trilogia. La pellicola, diretta da David Gordon Green è il sequel diretto di Halloween del 2018 e cancella parte della storia non tenendo conto dei numerosi sequel che questa saga ha avuto negli anni passati ma riallacciandosi e rimandando, invece, ai primi tre capitoli. Si colloca infatti esattamente quaranta anni dopo il primo, immenso capitolo della saga, Halloween- la notte delle streghe, del 1978.
Halloween Kills è legato a doppio filo al classico cult di Carpenter, che qui partecipa non solo in veste di produttore esecutivo assieme alla Scream Queen d’eccellenza, Jamie Lee Curtis, ma anche riscrivendo le musiche insieme al figlio Cody.

La Trama

E’ la notte di Halloween e Laurie, assieme a figlia e nipote, lascia Michael richiuso nel seminterrato di casa propria, avvolta tra le fiamme. Ormai è finita, si sono liberati per sempre dell’ incubo. Così almeno pensano. Ma liberarsi di lui, lo sappiamo tutti, non è cosi facile.
In ospedale infatti, Karen e Allyson vengono avvisate che Myers è ancora vivo. Tacendo questa verità a Laurie, gravemente ferita, madre e figlia si preparano ad affrontare una notte di vendetta. E mentre la gente fomentata da Tommy, inizia una caccia all’ uomo folle e insensata, Michael continua a seminare morte e violenza per le strade di Haddonfield…

Dal 1978 a oggi

Belli i flashback che ci accompagnano nella visione di Halloween Kills. Le scene del 1978 riportate sullo schermo ci aiutano a collegare questo film direttamente al primo, irraggiungibile, capitolo. Ma Gordon Green tiene conto anche del seguito, Il signore della morte di Rick Rosenthal del 1981 e, inaspettatamente, ci regala un riferimento anche all’ unico capitolo della saga dove Michael non è presente. Il signore della notte (1982) è infatti omaggiato dalle maschere, indosso ai tre cadaveri nella scena al parco giochi, che ne riprendono l’iconografia, regalando un easter egg piacevolissimo ai fan della saga.

Una questione di famiglia.

Tre generazioni di donne a confronto in quella che ormai è una questione di famiglia. E sono le Strode a dover fare i conti con questo incubo senza fine. Capitanate dalla storica protagonista Jamie Lee, qui in un ruolo più marginale, ci troviamo di fronte a due caratteri decisamente diversi e, forse, difficilmente empatizzabili. L’ adolescente Allyson, interpretata da Andi Matichak, è furente ed in cerca di vendetta. Senza voler ascoltare ragioni si unisce al suo ragazzo ed al resto della “vigilanza”. La popolazione di Haddonfield è decisa a liberarsi dal male a tutti i costi e la ragazza maneggia un fucile a pompa con estrema tranquillità, cosa che farà storcere il naso a chi cerca realismo nelle reazioni dei personaggi. La madre Karen, invece, sembra volerne restarne fuori, lasciando la questione nelle mani della polizia. Interpretata da Judy Greer è il personaggio che mi ha convinto meno. Poco espressiva e quasi priva di trasporto l’ attrice sembra un tantino distaccata e non riesce a coinvolgere quanto dovrebbe, giocando un ruolo chiave soprattutto nelle battute finali del film.

Violenza e Sorrisi

La colonna portante del film? Nick Castle. L’ attore, già interprete del film di Carpenter del 1978, ci regala un Michael Myers di una violenza brutale, ipnotizzante e che è il vero punto forte del film. Alternandosi con James Jude Courtney il vero protagonista non si risparmia e ci regala un massacro difficile da dimenticare. Non perde il suo fascino nemmeno quando gli viene tolta la maschera. Dopo l’attimo di sgomento dovuto al timore per l’esposizione del volto di Michael (che a mio parere avrebbe tolto la sua magia) ho particolarmente apprezzato la scelta del regista di lasciar solamente intuire i suoi lineamenti senza mai mostrare completamente il suo viso mantenendo così l’alone di mistero che lo avvolge. Stessa cosa per quanto riguarda il suo sguardo. In una delle scene finali Tommy Doyle guarda dritto in viso Michael a pochi centimetri da lui e Gordon Green giustamente indugia in quell’attimo ma…dietro la maschera lo spettatore non riesce a distinguere i suoi occhi vedendo solo il nero più nero.


La non indifferente dose di violenza che permea Halloween Kills è però intaccata da alcune situazioni al limite del ridicolo, soprattutto per quanto riguarda alcune morti. Impossibile trattenere un paio di risatine di fronte a scelte schernevoli, affronti improbabili e dipartite ilari. Alcuni personaggi sembrano essere inseriti solo per morire e basta, e ci starebbe anche se non lo facessero in un modo così stupido da risultare divertente. Non è chiaro se questa ironia sia voluta, per stemperare i toni della pellicola, o involontaria. Propendo per la seconda ed è uno dei motivi per cui il film non mi ha completamente convinto.

La denuncia sociale

Che in Halloween Kills il regista abbia voluto inserire una denuncia sociale legata a Trump e al suo seguito è inequivocabile e palese nella folla inferocita e fomentata da Tommy Doyle, interpretato da un bravo Anthony Michael Hall. La gente di Haddonfield talmente avvelenata dal desiderio di vendetta da perdere il lume della ragione, smette di essere individuo e diventa gregge. Non distingue più il bene dal male e si trasforma nel mostro al quale dà la caccia.

Ora ci sta trasformando in mostri.

Nei punti forti della pellicola sicuramente la sua anima nostalgica visibile nei colori scelti, nel taglio vintage, nei continui riferimenti al passato, nella presenza di alcuni attori degli scorsi capitoli e nella scelta della grafica dei titoli, di testa e di coda, che tanto ricordano il primo film. Nonchè il legame morboso, sottolineato e ben evidenziato dal regista, tra Michael e la sua maschera, quasi il serial killer non potesse riconoscersi senza quella identità. Degna di nota la colonna sonora, scritta da John Carpenter in collaborazione con Cody Carpenter e Daniel Davies. Dai suoni elettronici al requiem per pianoforte, la musica è una delle cose che ho preferito in assoluto.


Tra le carenze del film senza dubbio la trama, alcuni dialoghi ed interpretazioni. La storia non progredisce granchè, è situazionale e narra quel che accade in due o tre ore al massimo, in quella notte. Sottolinea la rabbia e la paura degli abitanti di Haddonfield che nulla possono contro il male assoluto nonostante la volontà, ma non aggiunge molto altro. Magari il prossimo Halloween Ends, previsto per ottobre 2022, ci regalerà qualche novità. Alcuni dialoghi sono fuori luogo ed a tratti imbarazzanti, quasi fuori contesto in una pellicola in cui si approfondiscono molti aspetti ma se ne rendono superficiali tanti altri.
Cristallina, però, la volontà del regista di discostarsi dal Michael Myers umanizzato di Rob Zombie, togliendo ogni dubbio sulla sua natura sovrannaturale che diventa lampante alla fine del film.

Michael Myers è carne e sangue. Ma un uomo non può sopravvivere a quel fuoco. Più uccide, più trascende. Lui è l’essenza del male.

Il male muore stanotte. Così continuano a ripetere, più volte, in Halloween Kills. Ma noi sappiamo benissimo che, invece, il male non muore mai. Soprattutto se il male indossa una famosa, bianca maschera inespressiva, vero volto di Michael Myers.