Oggi, 16 febbraio 2023, grazie ad Academy Two esce al cinema Holy Spider il nuovo film di Ali Abbasi, presentato in concorso al 75º Festival di Cannes.

Si consiglia la lettura dell’articolo dopo la visione del film.

Border

Nel 2018 Ali Abbasi aveva attirato l’attenzione, specialmente nel panorama cinematografico europeo, con il suo secondo lungometraggio, Border – Creature di confine, interessante riflessione sul concetto di frontiera. Il film, tratto dal racconto Confine dello scrittore svedese John Ajvide Lindqvist, venne presentato a Cannes, dove vinse il premio Un Certain Regard, venendo poi candidato agli European Film Awards come miglior film. Border fu inoltre selezionato per rappresentare la Svezia ai premi Oscar 2019 nella categoria per il miglior film in lingua straniera, senza però riuscire a entrare nella cinquina di film candidati.

Holy Spider

Nel 2022 Abbasi ha poi realizzato Holy Spider, film ispirato al serial killer iraniano Saeed Hanaei, realmente esistito, giudicato colpevole di 16 omicidi e condannato a morte per impiccagione nel 2002.

Holy Spider è stato presentato in concorso al 75º Festival di Cannes, dove la protagonista Zahra Amir Ebrahimi ha vinto il premio per la migliore attrice.

Uno degli aspetti più interessanti del film è l’unione che Abbasi fa tra thriller e politica, come approfondiremo nei paragrafi successivi.

Cast di Holy Spider a Cannes
Cast di Holy Spider a Cannes

Trama

Ci troviamo nella città sacra di Mashhad, sede di un importante santuario sciita e meta di un fiorente pellegrinaggio religioso. Già nelle prime sequenze Abbasi ci mostra il vagare disperato, tossico e rassegnato di una prostituta come tante di Mashhad, la quale salirà sulla moto di un uomo, che si rivelerà immediatamente essere il killer Saeed Hanaei, un muratore sposato e con un figlio.

Saeed ogni sera carica una prostituta in moto, la porta a casa e poi la uccide strangolandola con il suo foulard. L’assassino, nel film come nella realtà, segue questo modus operandi ben 16 volte prima di venire scoperto, e puntualmente chiama la polizia per rivelare la posizione precisa in cui ha lasciato il corpo, avvolto nel chador.

Gli omicidi aumentano esponenzialmente e la stampa li definisce Spider Murders (“omicidi del ragno”) in quanto Hanaei attirava le malcapitate a sé e, una volta in trappola, le assaliva, come fanno i ragni con le prede. La giornalista Rahimi (l’eccezionale Zahra Amir Ebrahimi) giunge quindi a Mashhad per indagare in prima persona. Grazie a lei Saeed verrà catturato, nonostante a prendersi i meriti siano gli uomini delle forze dell’ordine.

Zahra Amir Ebrahimi
Zahra Amir Ebrahimi in una scena del film
Mehdi Bajestani
Mehdi Bajestani in una scena del film

Critica sociale

Holy Spider è un thriller nel quale Abbasi mostra abilmente l’ipocrisia moralista e le fratture profonde della società iraniana. Sentiamo infatti spesso gli uomini presenti nel film denunciare la prostituzione, con toni patriarcali e misogini. Allo stesso tempo però, vediamo moltissimi uomini di Mashhad recarsi ogni giorno alla ricerca di queste stesse prostitute, ma di nascosto. Ogni soggetto sociale è pertanto oggetto della sua stessa denuncia. A questo proposito, Abbasi ci comunica che lo stesso Saeed è portatore di quest’ipocrisia, in quanto arriva a sentirsi attratto da una prostituta in particolare, nonostante abbia intrapreso questa sua “crociata personale” contro questi “esseri peccaminosi, corrotti moralmente e che a loro volta corrompono”, le prostitute appunto.

Inoltre, lo stesso sistema iraniano mostra poco antagonismo nei confronti delle gesta di Saeed. Oltre a Rahimi, solamente il suo collega giornalista sembra avere davvero a cuore la questione. Tutti gli altri, in particolare i membri delle forze dell’ordine, sembrano non avere particolare interesse per la cattura dell’uomo. Abbasi è quindi intelligente nel far capire quanto tutti i membri della società, specialmente gli uomini, siano silenziosamente favorevoli e complici delle azioni di Saeed.

Il finale

Questa riflessione raggiunge l’apoteosi nel finale del film, in cui vediamo Saeed ucciso per impiccagione, ma la camera si sofferma sullo sguardo dei militari presenti e lo spettatore intuisce che ci sia quasi del dispiacere nei loro occhi. Inoltre, la morte dell’assassino non rappresenta la fine dei terribili omicidi in serie. Al contrario, ci viene rivelato quanto i gruppi fondamentalisti e militanti islamici, e non solo, considerino Saeed come un eroe che ha provato a difendere la città da una piaga sociale crescente.

L’ultima sequenza del film ci mostra infatti come nascano immediatamente degli ammiratori e imitatori di Saeed, pronti a portare a termine la sua missione. Finale amaro, specialmente se consideriamo che ciò è accaduto realmente e che subito dopo la morte del serial killer di Mashhad sono stati commessi nuovi omicidi con lo stesso modus operandi.

Cosa ho apprezzato di Holy Spider

Per riassumere, cosa mi è piaciuto di Holy Spider? Tutto. Il fatto che Abbasi ci mostri immediatamente l’assassino, rischiosissimo per un thriller, ma che nonostante ciò il film abbia un ottimo ritmo e non sia mai noioso o ripetitivo. Le ottime interpretazioni dei due protagonisti, Zahra Amir Ebrahimi e Mehdi Bajestani. L’attenzione e la cura che il regista ha negli sguardi e nei movimenti dei suoi attori e attrici. Da brividi in particolare il cambio di atteggiamento che il figlio di Saeed avrà, nella stessa sequenza, nei confronti del padre, passando dalla paura all’ammirazione semplicemente con un’espressione. Infine, è doveroso menzionare le ottime musiche di Martin Dirkov che ci accompagnano per tutto il film.

L’assenza di Holy Spider agli Oscar 2023

Vedendo Holy Spider settimana scorsa, mi ha molto stupito ricordare che non fosse incluso nella cinquina degli Oscar nella categoria Miglior Film Internazionale. Non solamente perchè, a parere mio, ci troviamo di fronte a un ottimo thriller, ma soprattutto perchè si tratta di un film profondamente politico e attuale, oltre che tratto da una storia vera.

Ultimamente abbiamo sentito spesso parlare dell’Iran, Repubblica islamica presidenziale teocratica nella quale da mesi proseguono le proteste per la morte di Mahsa Amini, avvenuta in circostanze poco chiare in un carcere di Teheran lo scorso 16 settembre. Amini era stata arrestata dalla polizia religiosa per aver indossato non correttamente il velo e l’ipotesi dei manifestanti è che sia stata uccisa in un successivo pestaggio da parte della polizia. La morte di Amici ha pertanto riacceso decenni di lotte nel paese, dovuti al fatto che, dalla Rivoluzione Culturale attuata nel 1979 dell’Ayatollah Ruhollah Khomeini, le donne hanno visto i loro diritti e le loro libertà venire sempre meno.

In Holy Spider respiriamo il sessismo istituzionale e il patriarcato, uniti al fondamentalismo religioso, tutti elementi che vanno a ledere i diritti delle donne. La protagonista Rahimi viene infatti spesso rimproverata perchè non indossa correttamente il velo. Per non parlare dei continui commenti denigratori e misogini nei confronti delle prostitute nella città di Mashad.

Ripensando a tutto questo, colpisce molto riscontrare la mancanza di questo attuale e affascinantissimo film agli Oscar. La tematica femminile si unisce all’attualità iraniana, ma per l’Academy, probabilmente, l’enfasi quest’anno sarà sulla guerra in Ucraina e quindi si preferisce dare maggiore visibilità a film che abbiano come tematica principale la guerra e la sua insensatezza. Non è un caso che il film Netflix Niente di nuovo sul fronte occidentale abbia ricevuto ben 9 nomination quest’anno.

Conclusioni

Holy Spider è un grande thriller, il cui scopo non risiede unicamente nello svelamento dell’identità del serial killer, realmente esistito, che ha seminato terrore tra le donne dell’Iran, ma soprattutto nel mettere in luce la follia e l’ipocrisia moralista di un sistema che arriva a colpevolizzare le vittime e a ergere a eroe il loro assassino.

Classificazione: 4 su 5.