Sono passati ormai sessantasei anni da quando Il mostro della laguna nera, diretto da Jack Arnold, debuttò nelle sale cinematografiche. Il pubblico ne fu intimorito, incuriosito e sorpreso. Ma che effetto fa, ad oggi, un film di tale calibro? Il mostro dalle mani palmate può ancora spaventare? La trama del lungometraggio e le prove di recitazione degli attori possono reggere il confronto con il cinema odierno? Per scoprirlo, non resta che infilarci una tuta da sub e immergerci… nella laguna nera!

Uno sguardo al futuro

Si dice che le opere destinate ad entrare nella storia, siano quelle in grado di guardare avanti nel tempo. Per fare un esempio potremmo citare 2001: Odissea nello Spazio (Stanley Kubrick, 1968), che fu in grado di proiettare lo spettatore in un futuro prossimo. Oppure è il caso di 1984, celebre romanzo di George Orwell, che prese in esame la possibilità, da parte del governo, di condizionare il pensiero e la mentalità del cittadino. O ancora: The Truman Show, con Jim Carrey, che anticipò la mania per i reality show e il processo che porta i protagonisti di questi programmi a diventare delle divinità.

Anche Il mostro della laguna, pur se non in modo eclatante, offre degli squarci sull’avvenire: l’esistenza di forme di vita sconosciute è ormai una certezza.

Grazie ad una ricerca svolta dall’Univeristà canadese Dalhousie, sappiamo che oltre all’uomo esistono circa 8,7 milioni di specie viventi sul pianeta Terra. Ma l’86% di quelle terrestri e il 91% di quelle acquatiche ci sono sconosciute.

Nei panni del mostro c’era Ben Chapman, un mimo di professione che interpretava le scene sulla terraferma. Sott’acqua, invece, toccava al subacqueo Ricou Browningz. Il costume del Gill-Man (uomo-branchia, questo è il nome originario della creatura) era in lattice verde e oro e realizzarlo costò circa 50.000 dollari.

I personaggi David Reed (Richard Carlson) e Mark Williams (Richard Denning) potrebbero rappresentare lo scontro tra due forme di pensiero che nel mondo odierno guerreggiano senza sosta.

Da una parte c’è il sostenitore della scienza, rispettoso nei confronti dell’ambiente e delle forme di vita, tanto da rinunciare ad uccidere il mostro della laguna nonostante i ripetuti attacchi subiti. Dall’altra sponda, invece, si trova una mentalità capitalistica che riesce a riflettere soltanto sul denaro che potrebbe ricavare dall’abbattimento della creatura lagunare. 

Non svolge un ruolo di secondo piano neanche Kay Lawrence (Julie Adams), che pur essendo la compagna David e una ricercatrice stimata, sembra non schierarsi pienamente da nessuna parte.

Potrebbe incarnare la figura dell’individuo indifferente, che si limita a svolgere il suo lavoro. Traspare, a riprova di ciò, che ha ottenuto il suo impiego grazie ad una sorta di raccomandazione del compagno. La sua caratterizzazione psicologica è povera e, in fin dei conti, nella pellicola è soltanto la ‘principessa da salvare’.

Il mostro della laguna nera fu girato e proiettato in 35 mm.

Il mostro della laguna nera ha ispirato innumerevoli opere: non bisogna scordare che è stato il primo film in 3D con riprese subacquee, che hanno fornito le basi per buona parte dei film horror/fantascientifici successivi ambientati sott’acqua.

Oltre a ciò, il plot de Il mostro della laguna nera possiede un fascino difronte al quale è difficile restare impassibili. Ed è forse per questo motivo che Guillermo del Toro, nel 2017, ha dato vita al lungometraggio La Forma dell’Acqua, basata sul suo omonimo romanzo, che deve tanto alla pellicola di Jack Arnold del 1954.

Pur non essendo lagunare, le sembianze del mostro descritto da Guillermo del Toro sono quelle di un tritone, proprio come quelle del mostro della laguna nera.

Per quanto riguarda la trama, invece, il regista messicano ha voluto osare, ponendo un accento ben marcato sulla cattiveria dell’uomo e non su quella della creatura acquatica. Il tritone di Del Toro diventa aggressivo soltanto se provocato. A dirla tutta, però, anche in questo caso somiglia a quella di Jack Arnold: il mostro della laguna nera si limita a difendere il suo ambiente, invaso dall’uomo. Bisogna però ammettere che sia un tantino più selvaggio e non riesca a reprimere i propri istinti. Entrambe le creature, comunque, possiedono dei sentimenti e si infatuano di una donna

Il mostro della laguna nera si conferma un film cult unico nel suo genere.

Riscosse successo già alla sua uscita e, non a caso, ebbe due sequel: La vendetta del mostro del 1955 diretto dallo stesso ArnoldIl terrore sul mondo, diretto da John Sherwood nel 1956. Ma la Universal ha annunciato più volte di voler riportare sullo schermo i mostri degli anni ’30 con dei remake e tra questi dovrebbe esserci anche il Gill-Man. Nel frattempo speriamo di poter apprezzare il mostro in qualche pubblicità, come già accaduto con quella dell’Heineken (2010) e dei Fonzies (2016), di cui è testimone il video sottostante.

Se è vero che il 91% delle specie acquatiche sono ancora sconosciute all’uomo, il Gill-Man potrebbe essere soltanto uno dei mostri che si nascondono negli abissi. E chissà, magari grazie al silenzio e all’inattività umana provocati dal lockdown per il Covid-19, potrebbe aver deciso di uscire dalla laguna per prendere un po’ d’aria.

Nel caso lo abbiate già visto, vi preghiamo di contattarci per raccontare la vostra esperienza. Se invece aveste intenzione di cercarlo, fate attenzione: potrebbe essere il vostro ultimo incontro con un essere vivente!