Mentre in sala è uscito Spiral, andiamo alla scoperte delle più terribili, violente e perverse torture nel cinema horror

Se avete lo stomaco forte e siete fan del cinema di genere, nel corso degli anni sono stati molti i film che hanno mostrato le più disparate torture. L’elenco potrebbe essere lunghissimo, il mio intento è fare solo un breve excursus in questo circo della follia con alcuni capisaldi assolutamente da recuperare. Quindi mettetevi comodi, e tenete pronto il sacchetto per il vomito!

Nonostante Spiral sia un thriller più sul poliziesco rispetto ad altri capitoli della saga di Saw, alcune torture non mancano di stile. In particolare la prima, ad inizio film, che vi lascerà senza parole o senza lingua, scegliete voi. Bousman, il regista, aveva già diretto anche il secondo capitolo: La soluzione dell’Enigma, in cui è presente una delle torture che più mi ha fatto soffrire della saga. Sarà anche un passaggio importante per il personaggio di Amanda, visti i risvolti che la trama prenderà nei successivi capitoli.

Il Needle Pit è diventata una delle torture iconiche per Jigsaw, in linea con il suo pensiero di far apprezzare il dono della vita a chi la sta buttando via.

Dal romanzo gotico di Poe al cinema d’autore

Forse non lo sapevate ma bisogna tornare nel 1961 da quel genio di Roger Corman per avere una trasposizione del racconto più claustrofobico di Poe. Con Il Pozzo e il Pendolo ci troviamo di fronte ad una serie di torture inflitte ad un povero viandante che si reca nel castello di proprietà della famiglia del cognato. La sorella dell’uomo è infatti morta e lui vuole scoprire in che modo lo sia. Uno straordinario Vincent Price interpreta il proprietario del maniero.

Inutile ricordare che lo strumento di tortura del titolo sarà un enorme pendolo che, oscillando, si abbassa per arrivare a tagliare in due il malcapitato legato al di sotto. A differenza del racconto, il luogo e la storia è molto più chiara dall’inizio, mentre Poe non dava troppe spiegazioni al lettore riguardo al suo protagonista.

Ci spostiamo poi al 1975 quando quel genio di Pasolini dirige il suo ultimo film, che avrebbe dovuto far parte di una nuova trilogia sulla morte, mai ultimata. Sto parlando ovviamente di Salò o le 120 giornate di Sodoma, in cui gli alti ufficiali della Repubblica Sociale Italiana passano le loro giornate torturando i poveri abitanti. Una vera e propria discesa all’inferno. Tra le molteplici sevizie, bisogna citare quelle delle Giornate della Merda, tra scatofilia e coprofagia. In particolare l’episodio in cui una giovane viene obbligata a mangiare gli escrementi del Duca a terra con un cucchiaino.

Il tutto sotto le risate e l’eccitazione degli altri gerarchi, im un clima profondamente surreale. Subito dopo tutti saranno costretti a fare i loro bisogni in un secchio, prima che questi vengano serviti a tavola per cena.

Pasolini ha voluto rappresentare tutta la crudeltà dell’animo umano, in particolare nelle figure di persone benestanti e di potere che hanno degli ideali ripugnanti, quanto le torture che infliggono alle loro vittime.

Una parentesi asiatica

L‘Oriente è sempre stato un ottimo terreno per perversioni e sevizie, tra i molti titoli presenti voglio citarne un paio che sicuramente meritano una visione. Il primo è un film del 2009 di Koji Shiraishi, ovvero Grotesque. Il film racconta di una coppia di innamorati che, durante una romantica passeggiata, viene prelevata ed imprigionata per essere sottoposta alle peggiori torture da un pazzo sconosciuto.

Il sadico si eccita torturando i due fidanzati e questo lo porterà a passare a metodi sempre più brutali ed estremi.

Il secondo è un capolavoro di Takashi Miike del 1999: Audition. La storia di una ragazza, Asami Yamazaki, che partecipa ad una selezione per un film e verrà scelta. Però non è così timida e tranquilla come dice di essere.

Sicuramente se lo avete visto e vi dico: sacco, capireste subito che tipo particolare sia Asami. In lei c’è una malvagità velata, quasi nascosta ma non per questo meno pericolosa e letale.

Dal mockumentary all’estremo

Ovvio che anche gli appassionati di tortura hanno avuto la loro soddisfazione con il filone dei mockumentary: ecco allora The Poughkeepsie Tapes del 2007. Il ritrovamento da parte della polizia di oltre 800 videocassette nella casa fatiscente di un sospettato porta alla luce il passato dell’uomo.

Innumerevoli torture inflitte ad una donna che viene chiusa in una bara dopo essere stata seviziata. Resa un giocattolo nelle mani di un vero maniaco che la usa anche come sedia umana, in cui lei è a quattro zampe.

In questo caso l’utilizzo del found footage rende il tutto ancora più realistico e sembra che stiamo assistendo a dei veri filmati di snuff movies.

Nel filone estremo è stato The Human Centipede ha creare un mito moderno della tortura. La trilogia di Tom Six è un assoluto cult per gli appassionati, ma è il primo capitolo del 2009 ad avere una delle idee più folli ed allucinanti degli ultimi decenni. Il dottor Heiter ha l’ossessione di creare un centipede umano, unendo gli ani alle bocche di tre persone, attraverso un solo tubo digerente.

Se all’apparenza l’idea può assumere tratti grotteschi, il film si pone come molto serio nel rappresentare gli eventi. In particolare i tre giovani che subiscono queste operazioni sono vittime di un carnefice, conscio della chirurgia, ma in maniera decisamente folle. Dei topi nella trappola della villa di questo mad doctor interpretato dal compianto Dieter Laser.

Dal genio di Laugier all’omaggio di Roth

Il nostro viaggio intorno al Mondo si conclude in America, non prima di essere passati dalla Francia. Nel 2008 Pascal Laugier scrive e dirige quello che, a mio parere, è un capolavoro del genere. Martyrs non è solo un film sulla tortura, ma una pellicola che si evolve con improvvisi cambi di trama. Un’esperienza totalizzante per lo spettatore, fino ad un finale senza via di fuga in cui siamo costretti ad assistere al presunto martirio della protagonista.

Tutto l’ultimo atto è un incessante routine che ci viene proposta mentre Anna viene picchiata, umiliata e torturata. Dopo essere stata scuoiata viva, rivela di essere riuscita ad entrare in contatta con qualcosa di ultraterreno. Arrivare al momento di estasi del martirio, in cui il corpo è al limite tra la vita e la morte. Troppo debole per rimanere in vita, ma anche troppo forte per lasciarsi morire.

Ecco che il viaggio si conclude con Hostel del 2005 in cui il talentuoso Eli Roth omaggia il torture porn con un film tanto estremo quanto verosimile. Un gruppo di ragazzi si reca a Bratislava per sesso occasionale e divertimenti vari. Quello che non sanno è che l’ostello in cui pernottano li ha messi nel mirino per diventare le vittime di un’organizzazione in cui i ricchi pagano pur di torturare le ignare vittime.

La tortura inflitta al giovane Josh è ancora oggi una delle più terribili, con un finale in cui la libertà è dietro l’angolo senza che il giovane possa raggiungerla. Un ribaltamento dei ruoli creato dal genio di Roth.

Se siete arrivati fino in fondo siete dei veri temerari! Questo rimane solo un piccolo assaggio di come il cinema horror abbia declinato le torture nel corso degli anni. Un piccolo vademecum di quanto, anche solo nei film, possa essere perverso e malvagio l’animo umano

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