Atomic Monster e Blum House (produttori di M3GAN) si addentrano in acque pericolose con Night Swim, il nuovo thriller sovrannaturale scritto e diretto da Bryce McGuire, regista dell’omonimo cortometraggio del 2014 che ha ispirato il film. Arrivato nelle sale italiane il 22 febbraio, vede nel cast Wyatt Russell (The Falcon and the Winter Soldier), Kerry Condon (Gli spiriti dell’isola), Amélie Hoeferle (Hunger Games: La ballata dell’usignolo e del serpente) e Gavin Warren (Fear The Walking Dead).

Trama

Ray Waller (Russell), un ex giocatore di baseball della Major League colpito da una malattia degenerativa, si trasferisce insieme alla moglie Eve (Condon), al figlio Elliott (Warren) e alla figlia Izzy (Hoeferle) in un’affascinante casa con giardino e piscina. Inizialmente convinto che il nuoto possa essere un’occasione di svago per i figli e di terapia per lui, scoprirà ben presto che un insidioso segreto si nasconde sotto la superficie dell’acqua.

Il teaser trailer ufficiale del film

Dal cortometraggio al film

Nel 2014 Bryce McGuire collabora insieme a Rod Blackhurst per la realizzazione del corto Night Swim. Protagonista, una ragazza che nuota tranquillamente nella piscina di casa. Intorno, il buio prevale sulle poche luci accese della piscina e quelle della casa. Pochi istanti dopo inizia a vedere delle ombre che spariscono non appena distoglie lo sguardo. Appena prima di uscire dall’acqua vede una sagoma nell’ombra, che pian piano si avvicina al bordo piscina. Quando si accorge di star guardando una versione di sé stessa inquietante, le luci della piscina si spengono e qualcosa la trascina sott’acqua. L’inquadratura finale mostra la piscina vuota e illuminata.

Eve in una scena del film
Eve in una scena del film

Questo il punto di partenza per dare forma e vita all’omonimo film. Un film che ha tanto da raccontare ma che non lo fa. Purtroppo, a mio avviso, da almeno sei anni a questa parte, quella fetta di cinema horror che si può definire commerciale si è adagiata sugli allori. C’è molta sciatteria soprattutto nei progetti che coinvolgono Blum House. Le idee per le trame si rivelano essere quasi sempre interessanti, il problema è che vengono poi circondate da un (ab)uso di jumpscare gratuiti e cliché. Night Swim traspare superficialità non solo per una carenza di sviluppo della trama, ma anche per la recitazione che si rivela piuttosto ingessata.

Alcuni echi (mal riusciti) ai classici

Partendo dalla tipica situazione che coinvolge la famiglia felice con un passato difficile, non ho potuto fare a meno di notare come trama e personaggi ricordassero contesti visti e stra visti nel cinema horror. Si pensi alla famiglia Lambert del primo Insidious (2010), alla famiglia Freeling dei primi due Poltergeist oppure alla madre single in Babadook (2015). Le differenze tra questi tre e Night Swim? Infinite, non basterebbero poche parole per parlarne. Una però è evidente: la gestione e lo sviluppo della storia. Ray Waller tenta di avvicinarsi ad un Josh Lambert, in maniera molto naive. La storia nascosta della casa dove si trasferiscono i Waller è ben costruita, peccato che risulti solo una menzione, e non uno spunto su cui costruire il resto del film.


Quello che manca a Night Swim è la voglia di esplorare anche gli angoli più remoti della sua trama. Manca quella curiosità morbosa per i dettagli, che si tradurrebbe poi in curiosità masochistica nello spettatore, che nonostante l’angoscia e l’inquietudine vorrebbe sapere di più. Questo è ciò che sono riusciti a fare i tre film menzionati prima e anche molti altri, quantomeno precedenti alla Blum House era. Ed è anche ciò che, mi auguro, si riprenda in considerazione nel futuro del cinema horror. Ci sono, comunque, degli elementi che avrebbero alzato l’asticella se fossero stati immersi in un altro immaginario. Ci sono, da una parte, delle sequenze inquietanti che funzionano, dall’altra dei dialoghi molto banali. Nulla da dire invece in materia di fotografia e scenografia.

Conclusioni

Night Swim purtroppo rientra nel macrogruppo di film Blum House, colmi di sciatteria e stereotipi. La trama ha un pretesto interessante ma è lasciata in superficie, non c’è desiderio di andare a fondo (se non sul fondo di una piscina che a tratti diventa quasi un personaggio a sé stante). Nonostante offra degli ottimi spunti di analisi, non se ne cura. I dialoghi non danno un valore aggiunto perché banali. I personaggi sono ininfluenti e mancano di originalità. Da non stupirsi ormai sull’uso dei jumpscare, in maggioranza prevedibili. Molta pigrizia anche sul fattore CGI. Per quanto riguarda fotografia e scenografia invece sono rimasta piacevolmente sorpresa. Mi sentirei di consigliarlo per un pomeriggio relax tra amici o a chi è ancora alle prime armi con il genere.

Classificazione: 2 su 5.

Leggi anche: M3gan – La bambola robot assassina