In questi giorni in tutte le sale cinematografiche italiane è in programma Omen – l’origine del presagio, primo lungometraggio di Arkasha Stevenson, qui anche co-sceneggiatrice, che esordisce regalandoci non solo il primo film horror del 2024 degno di nota, ma anche uno dei migliori horror religiosi degli ultimi tempi.

Le origini

Sono passati ormai quasi cinquant’anni da Omen – il presagio, diretto da Richard Donner e sceneggiato da David Seltzer che uscì infatti il 6 giugno 1976. Cult e capostipite di una saga, sicuramente meno famosa di molte altre, ma che oramai conta sei capitoli ed un romanzo omonimo scritto dallo stesso Seltzer e rilasciato due settimane prima dell’uscita cinematografica del primo film. E proprio al cult del 1976 che la Stevenson si aggancia, risalendo indietro nel tempo fino al 1971, anno in cui è ambientato Omen – l’origine del presagio.

La trama

Margaret è una giovane ragazza americana molto devota, dal passato oscuro e tormentato, che ha deciso di dedicare la sua vita a Dio prendendo i voti per diventare suora. Viene così inviata a Roma come novizia, per prestare servizio in un orfanotrofio cattolico della città. Tra le tante bambine viene colpita da Carlita, che le ricorda sè stessa e che crede sia in pericolo. Scopre infatti, tra le mura del convento, una cospirazione che lavora nell’ombra per far nascere l’anticristo sulla terra.

Primo punto a favore è l’aver evitato la strada della setta satanica. Si, perchè se in Rosemary’s Baby di Polanski sono proprio un gruppo di devoti a Satana a voler la nascita dell’incarnazione del male sulla terra, qui è invece la Chiesa stessa, troppo spaventata dalla perdita di potere e di fedeli che, in una sorta di nuovo illuminismo degli anni settanta, si allontanano dalla preghiera e dalla fede. Questo il folle motivo di voler dare carne e realtà ad un male considerato solo mitologico, costringendo così la gente ad un riavvicinamento alla chiesa stessa alla ricerca di una salvezza professata e promessa. Insomma, la religione come strumento di controllo della massa ai fini di ricchezza e potere, niente di nuovo ma niente di mai così ben sottolineato in un horror religioso.

Salta subito agli occhi, già delle prime scene che Omen – l’origine del presagio non sia uno dei tanti prequel fatti tanto per fare, per sfruttare un titolo già famoso senza però prestare attenzione ai dettagli. A colpire sin dai primi minuti è infatti il lavoro di ricostruzione storica, delle macchine e dei costumi, molto belli e ben curati, che ci riportano nella Roma dei primi anni settanta. Ed anche l’ambientazione stessa è ben contestualizzata ed inserita nella storia, inserendo i tumulti giovanili e le rivolte operaie di quei tempi che così poco hanno trovato luce nei film e che donano ulteriore spessore alla trama raccontata.

Riferimenti

Affascinanti anche la scenografia e la fotografia che, assieme alla composizione di alcune scene, ho trovato molto pittorica e che nascondeva piccoli ma soddisfacenti dettagli e riferimenti al male assoluto. Un volto malefico formato da candele, con le fauci aperte che sembrano voler inghiottire la protagonista, ad esempio. O una tenda, quella nella sala rituale che cela il vero aspetto di Satana, stampata con un disegno che mi ha subito riportato alla mente il dipinto Saturno che divora i suoi figli, di Francisco Goya, pittore tra l’altro sempre molto omaggiato nelle pellicole di genere.

Tra i suggerimenti urlati o sussurrati all’interno della pellicola ho trovato qualcosa di Suspiria di Argento, nella ripresa alla finestra ad angolo di un palazzo e nella porta nascosta da una carta da parati che conduce la protagonista nel sotterraneo, alla scoperta di segreti terribili inconfessabili. Ed infine una delle mie scene preferite, quasi verso la fine, quando la bravissima Nell Tiger Free nel mezzo della strada viene contaminata dal male che sconvolge il suo essere e la trasforma, regalandoci una scena madre da brividi e che mi ha riportato alla bravura di Isabelle Adjani ed alla sua scena di possessione in Possession di Andrzej Zulawski.

L’origine del presagio, grazie all’ atmosfera ed a quanto già citato sopra, riesce a costruire tensione e inquietudine anche grazie ad un ottimo comparto sonoro ed a musiche davvero bellissime tra le quali ritroviamo, soltanto alla fine, Ave Satani inconfondibile colonna sonora del primo Omen che, tra l’altro, valse anche un Premio Oscar nel 1977 al compositore Jerry Goldsmith.

Se poi devo aggiungere qualcos’altro per invogliarvi ad andare in sala a vederlo vi basti sapere che, alla fine, non mancherà di spiegare come verrà scelto il futuro padre di Demian, che sarà poi interpretato da Gregory Peck in Omen – il presagio. Eppure… pur essendo il prequel di una storia che sappiamo già come continuerà, ci regalerà un ulteriore sorpresa, in un plot twist totalmente inaspettato e che potrà sicuramente regalare ulteriori perle in futuro.

Omen – l’ origine del presagio è il perfetto esempio di un horror ben realizzato che non è solo un buon prequel ma anche e soprattutto un bel film.

Classificazione: 4 su 5.