Esattamente 45 anni fa usciva nelle sale italiane Il presagio (The Omen), diretto dal compianto Richard Donner. Da questo momento in poi, i “bambini cattivi” (cattivi per i motivi più disparati, dalla possessione demoniaca alla reincarnazione) sono diventati una costante in certi film horror. Vediamo però ora nel dettaglio la storia di questo bambino infernale, Damien, il Diavolo in persona.

6/06/1970, ore 6.00

Il diplomatico Robert Thorne (Gregory Peck) viene informato di un tragico evento: sua moglie Katherine (Lee Remick) ha partorito, ma il bambino è nato morto. Robert viene persuaso da un prelato che gestisce l’ospedale ad adottare un bambino, nato proprio nel momento in cui il suo moriva, e di non dire nulla alla moglie. Per evitare un dolore insopportabile all’amata, infatti, Robert decide di farle credere che quello in realtà sia loro figlio. La vita idilliaca di questa famiglia comincia a prendere una direzione inaspettata quando il piccolo, Damien, si avvicina al sesto anno d’età; il primo evento destabilizzante è il suicidio della tata del bambino, che si impicca davanti a tutti alla festa di compleanno di Damien. Questa morte sospetta spinge uno dei sacerdoti a conoscenza dello scambio di bambini a rivelare a Robert che, in realtà, Damien non è un bambino come gli altri…

Il dramma familiare

Il film inizia con una tragedia, di cui noi siamo spettatori impotenti. Assistiamo da lontano, in disparte, mentre Robert viene informato da uno dei preti della morte del neonato: il tutto è ripreso da dietro una ringhiera. Quando però il prete, con l’ausilio di una suora, convince Robert a scambiare il bambino e mentire alla moglie, siamo nostro malgrado più partecipi e coinvolti. È questa la tentazione che induce Robert a peccare e che dà vita ad un’ulteriore – e forse peggiore – tragedia. Molto più semplice per il protagonista raccontarsi (e raccontare alla moglie) una bugia, piuttosto che affrontare un lutto e le ripercussioni che questo potrebbe avere sulla sua carriera. Mantenere una facciata felice, infatti, è fondamentale per la scalata verso il successo: quando la storia riprende, Robert è diventato ambasciatore e vive a Londra la sua piccola parvenza di perfezione tra soldi, risate e battutine sul diventare presidente degli Stati Uniti.

I ruoli e i simboli

Robert è un personaggio che non sta particolarmente simpatico; lo spettatore è a conoscenza di quella sua bugia imperdonabile che è alla base dell’intreccio. Qualcosa andrà storto, per forza. E infatti, al compleanno di Damien, la tata si uccide col sorriso sulle labbra, convinta che la sua morte sia un sacrificio necessario. Spaventati dalla situazione, tutti i domestici vanno via, lasciando la famigliola in balìa di una nuova governante, identificata spesso con il vero villain sulla storia, essendo disposta a proteggere il pargolo ad ogni costo. Damien, apprendiamo, è infatti figlio del Diavolo, i cui adoratori venerano come profano messia. La famiglia Thorne, rimasta senza appoggio se non quello della nuova governante satanista, non riuscirà a reggere a lungo. Il fallimento di questo nucleo familiare – mantenuto in piedi, all’inizio del film, grazie ad una menzogna – appare ora inevitabile, e la disgregazione comincia proprio dal patriarca.

“Guardami Damien, questo è soltanto per te!”

Nel tentativo di esistere contemporaneamente come marito, padre e uomo politico, Robert finisce per non essere più nessuna delle tre cose. L’uomo non vuole credere che Damien sia il Diavolo, perché significherebbe non essere più padre. E non vuole neppure che la moglie, nuovamente incinta e decisa a non tenere il bambino, abortisca, ignorando ancora una volta i suoi sentimenti. Ma, quasi come per una punizione karmica, Katherine e il feto muoiono. Il presagio è un film ricco di simboli religiosi come il 666, numero della Bestia con cui Damien è marchiato (ma anche data e ora della sua nascita) e, ovviamente, di “presagi”, come le morti dei personaggi anticipate da fotografie sinistre. Se è vero che si tratta di un film cristiano, la sintesi cui Il presagio giunge è però differente da quella di un’opera come L’esorcista: il Male, che ha un aspetto innocente, riesce a sconfiggere il Bene, per quanto un personaggio come Robert possa essere identificato come “buono”. Abbiamo già visto come Robert perda il ruolo di padre e marito; nel finale, dopo aver rapito Damien, si trova braccato dalla polizia, finendo per perdere anche la sua reputazione (oltre alla vita). Il protagonista non è più nulla, la famiglia è definitivamente distrutta e il frutto del “peccato originale” continua a vivere.

Il finale

Il presagio termina, come appena detto, con la vittoria di Damien. L’Anticristo è stato tirato su da un uomo politico e ora, dopo la morte della famiglia, viene affidato ad un altro uomo politico, che parrebbe essere il presidente degli Stati Uniti. I figli sono il lascito dei genitori, quello che di loro resterà sulla Terra dopo la morte, e spesso rappresentano la possibilità, sempre per i genitori, di realizzare ciò che loro non sono riusciti a fare. Damien però è figlio del Diavolo, partorito “da uno sciacallo”, e portare avanti la volontà del padre significa seminare caos, distruzione e morte. Vivere in una famiglia più potente vuol dire poter portare avanti il progetto di Satana da una posizione più alta, ma questa è anche la posizione agognata dal padre adottivo. Il bambino incarna anche la realizzazione del desiderio di Robert, pur essendo un erede perverso e mostruoso. Damien è il figlio maschio tanto desiderato dall’ambasciatore ma mai stato veramente suo e mai stato dunque realmente plasmabile e “controllabile”, come è solitamente nella volontà dei padri. Il sorrisetto del bambino – seppur involontario – come ultimo frame della pellicola è la conclusione perfettamente beffarda di questa tragedia, paterna più che familiare.