Oggi, 8 Ottobre 2021, compie 78 R.L. Stine, il padre dei Piccoli Brividi.

Per celebrare la ricorrenza andremo a trattare il sequel de La maschera maledetta”, una della sue opere più famose.

La copertina de “La maschera maledetta n.2” (The Haunted Mask II), a opera di Tim Jacobus, non è probabilmente fra le più celebri della collana, ma è senza dubbio una delle più riuscite.

Decisamente interessante è la scelta dell’inquadratura, che simula il punto di vista di una persona intenta a guardare dallo spioncino di una porta. Ciò, peraltro, è funzionale a far risaltare le dimensioni della sinistra maschera di Halloween rispetto al resto del corpo di colui che lo indossa. Jacobus si è avvalso ancora una volta del contrasto fra tonalità cromatiche diverse. In questo caso l’artista ha voluto evidenziare la contrapposizione fra l’ambiente esterno, decisamente lugubre, e il “calore” della veranda della casa, addobbata con due allegre Jack-O-Lanterns.

Come in diverse altre sue illustrazioni, Jacobus ha poi inserito un modello di scarpe “All-Star”(qui potete scoprire il perché).

Per apprezzare meglio la recensione di questo libro, vi consigliamo di recuperare quella dedicata al primo capitolo.

TRAMA

E’ passato un anno dagli eventi de “La maschera maledetta”.

Steve, uno dei due bulli che perseguitavano Carly Beth, è costretto ad allenare una squadra di calcio composta da bambini di prima elementare. Questi ultimi sono soliti fare diversi scherzi al ragazzo che, esasperato, decide di vendicarsi. Dato che si sta avvicinando Halloween, e ricordando l’esperienza vissuta da lui e dall’amico Chuck, Steve decide di spaventare i bambini usando una maschera simile a quella indossata da Carly Beth. La ragazza cerca di dissuadere Steve dal recarsi nel negozio dove lei acquistò la propria, ma ciò non ha alcun effetto sul giovane. Chuck e Steve si recano infatti sul posto, scoprendo tuttavia che il negozio è chiuso.

I due si introducono quindi nel magazzino, ormai abbandonato, ma vengono sorpresi dall’ex proprietario. Steve riesce comunque a rubare una maschera, decidendo peraltro di tenere Chuck all’oscuro del gesto. La maschera è terrificante tanto quanto lo era quella indossata da Carly Beth, avendo le fattezze di un volto putrescente: la vendetta può avere inizio.

Il ragazzo prende appuntamento con la squadra di bambini, promettendo loro di accompagnarli a fare “dolcetto o scherzetto”, con l’intenzione di arrivare loro alle spalle e terrorizzarli. Tuttavia, indossata la maschera, Steve si renderà non soltanto conto di non riuscire più a rimuoverla ma anche di sentirsi sempre più debole e incapace di svolgere anche le più semplici azioni…

Copertina dell’edizione coreana

RECENSIONE

Nell’approcciarsi a questo libro, bisogna cercare di rispondere a una domanda fondamentale: è una copia del primo capitolo?

In effetti, al centro della trama abbiamo sempre un giovane che, animato da un desiderio di vendetta, si ritrova sotto l’influsso di una misteriosa maschera di Halloween. L’effetto sorpresa è quindi molto ridotto da un impianto della trama molto simile a quello del primo capitolo, tuttavia sarebbe errato considerare questo seguito come una copia poco ispirata.

La differenza fondamentale sta nei personaggi. In particolare, il personaggio di Steve è molto diverso da Carly Beth.

Steve, l’anno precedente, era entrato in contatto con Carly Beth mentre questa era sotto l’influenza della maschera. Il ragazzo dovrebbe quindi aver fatto tesoro dell’esperienza vissuta, eppure non è minimamente così. Quello che ci viene presentato all’inizio è difatti un personaggio negativo. Steve, nell’anno trascorso fra i due romanzi, non ha perso i propri atteggiamenti da bullo. Non a caso, il dovere di allenare i bambini deriva da una punizione ricevuta per aver liberato uno scoiattolo nello spogliatoio delle ragazze. Il giovane vuole inoltre vendicarsi, ricordiamo, di un gruppo di bambini di sei anni, dando grandissima importanza al piano relativo a questo suo proposito. Per quanto Stine ami inserire nei suoi libri sia i pregi che i difetti della fascia di età pre-adolescenziale, è difficile non pensare che in questo caso abbia voluto accentuare decisamente i secondi. Come se non bastasse, la maschera viene ottenuta con un furto, raccontando peraltro una bugia a quello che dovrebbe essere il suo migliore amico. In definitiva, se Carly Beth era un personaggio verso cui era molto semplice sviluppare empatia, Steve è una figura che non può in alcun modo attirare le simpatie del lettore.

Il primo libro mostrava come talvolta, anche se animati da buoni propositi, si possa agire in maniera negativa. Ciò veniva messo in atto prendendo un personaggio, Carly Beth, che imparava la lezione dopo aver sperimentato ciò che succede nell’avere un potere incontrollato.

Questo secondo capitolo può essere invece considerato la storia della redenzione di un personaggio negativo. Tale redenzione avviene non più attraverso una maschera che esalta gli istinti aggressivi di chi la indossa, bensì una maschera che priva il proprio possessore delle energie vitali. Si passa quindi da “troppo potere” a “nessun potere”, in un percorso che potrebbe essere visto come l’inverso di quanto visto nel primo capitolo.

Il romanzo contiene poi un passaggio molto azzeccato, che rappresenta al meglio come la volontà di vendetta del protagonista fosse mal indirizzata. Stine ha infatti scelto di mostrare come i bambini, alla vista di uno Steve ormai irriconoscibile, non siano spaventati ma lo vogliano aiutare.

Interessante è poi il lavoro di caratterizzazione di Carly Beth, che qui non appare più come la fragile ragazza del precedente romanzo. Carly Beth ha sviluppato coraggio, fiducia in sé e saggezza, andando quindi ad assumere i connotati di “mentore” per Steve. La ragazza non viene inizialmente ascoltata, proprio come accadeva al proprietario del negozio nel primo libro, ma è comunque disposta a fornire aiuto quando ci sarà bisogno di lei.

La vicenda non giunge inoltre alla propria risoluzione attraverso lo stesso espediente del precedente capitolo. Senza cadere nel rischio di fare spoiler, si può dire che apprendiamo che ognuna delle maschere maledette è legata ad un metodo diverso affinché il possessore possa liberarsene.

In definitiva, “La maschera maledetta n.2” è un ottimo sequel per uno dei libri più amati della collana. Un sequel che in apparenza potrebbe sembrare non degno di attenzione, ma che racchiude in sé diversi aspetti degni d’interesse.

Classificazione: 3.5 su 5.

L’EPISODIO TELEVISIVO

Il libro ha ricevuto un adattamento televisivo di 45 minuti. Esso presenta diverse differenze rispetto alla controparte cartacea. In particolare, è del tutto assente la squadra di calcio allenata da Steve, mentre viene inserita una sotto-trama legata al proprietario del negozio di maschere: l’uomo viene infatti posseduto dalla maschera indossata da Carly Beth nel precedente capitolo. Anche il finale è diverso rispetto al romanzo. Nonostante ciò, siamo di fronte ad uno dei migliori episodi TV tratti dai libri di Stine.

L’atmosfera spettrale del primo capitolo viene mantenuta e, in alcune scene, esaltata. La maschera di Steve, realizzata da Ron Stefaniuk, è piuttosto fedele all’illustrazione di Jacobus e senza dubbio di grande impatto visivo. Degne di nota sono poi alcune scene in cui da essa iniziano ad uscire dei ragni, che possono essere considerate piccoli frammenti di body horror per un pubblico di ragazzi.