“Un barattolo mostruoso” (Monster Blood) è il terzo libro della collana originale di “Piccoli Brividi”, pubblicato negli Stati Uniti nel Luglio del 1992. L’illustrazione di copertina, ad opera dell’artista Tim Jacobus, è una delle più iconiche della collana. Come gran parte delle copertine di Jacobus, essa si basa sull’utilizzo di un numero limitato di colori, su cui spicca il verde della misteriosa melma che scende dalle scale. Il paio di occhiali abbandonati, non accompagnato da alcun indizio in merito alla sorte del loro proprietario, è un chiaro invito a gettarsi nella lettura e lasciarsi sorprendere dalle fantasiose trovate di R.L.Stine.

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TRAMA

“Un barattolo mostruoso” ha per protagonista il dodicenne Evan Ross, costretto a passare due settimane in casa della prozia Kathryn in attesa che i genitori cerchino una nuova abitazione nella città di Atlanta, dove il padre ha ottenuto un nuovo posto di lavoro. A fare compagnia al nostro protagonista sono Canna Mozza, il suo cocker spaniel, e l’estroversa vicina Andy. I due ragazzi si recano in un vecchio negozio di giocattoli, dove Evan acquisterà, contro il volere del negoziante, un barattolo di Sangue di Mostro. Cos’è il Sangue di Mostro? In apparenza un normale slime verde, non diverso da quello con cui pressoché chiunque ha giocato durante l’infanzia. La situazione per Evan è tuttavia destinata a precipitare quando il Sangue di Mostro inizierà ad espandersi e ad assumere sempre più le caratteristiche di un’entità vivente . Come se non bastasse il povero Canna Mozza ingerirà una piccola quantità della sostanza, cominciando a crescere in maniera inarrestabile. Parallelamente ai problemi relativi al Sangue di Mostro, i due protagonisti dovranno fare inoltre i conti con i gemelli Beymer, due bulli particolarmente assillanti ed irruenti.

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OPINIONI

Se “La casa della morte” risultava un’opera ancora sperimentale e vicina ai canoni della letteratura horror per adulti, “Un barattolo mostruoso” può essere considerato la prima storia canonica dei Piccoli Brividi. Nonostante Stine utilizzi ancora la terza persona, elemento che diventerà sempre più raro nei libri successivi, lo stile di scrittura è molto meno solenne e più improntato alla scanzonatezza. Il ruolo della prozia Kathryn, ormai anziana e non più molto lucida, è per larga parte della vicenda quello di una macchietta e le conversazioni col nipote vanno a configurarsi come delle piccole “gag” comiche. La maggiore volontà di intrattenere è testimoniata anche dal ritmo della storia, che decolla rapidamente per mantenersi serrato, non lasciando al povero Evan un singolo momento per riprendere fiato. Come accennato, il giovane dovrà fare i conti sia con l’inarrestabile Sangue di Mostro che con due bulli: l’inserimento di tali personaggi, apparentemente superfluo, è in verità perfettamente azzeccato nella logica di conferire un ulteriore alone di imprevedibilità alla vicenda. L’intreccio ordito dall’autore dell’Ohio è insomma molto ben strutturato, portando il lettore a porsi ripetute domande su come la storia possa mai giungere ad un lieto fine. Non mancheranno nemmeno alcuni colpi di scena durante le battute finali. Uno di essi,senza entrare nel dettaglio, va ad affiancare in maniera del tutto inaspettata alla tematica del Sangue di Mostro un altro argomento che attinge dall’horror più classico. In definitiva, “Un barattolo mostruoso” può essere considerato uno dei grandi classici di “Piccoli Brividi”. Non a caso il successo della storia ha spinto Stine a dare inizio ad una vera e propria “saga del Sangue di Mostro”, che ad oggi comprende cinque libri con un sesto in arrivo nei primi mesi del 2021.

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CURIOSITÀ

-Stine ha dichiarato che le principali fonti di ispirazione per il romanzo sono due. La prima è il grande amore nutrito dall’autore nei confronti della fantascienza degli anni ’50. In particolare, è molto chiaro l’omaggio al film “Blob-Fluido Mortale” del 1958. La seconda fonte di ispirazione è invece il figlio Matt, che trascorreva molto tempo giocando proprio con uno slime.

-Inizialmente il libro doveva essere il quarto della collana.

-Con le sue 128 pagine nell’edizione americana, “Un barattolo mostruoso” si colloca al secondo posto fra i libri più lunghi di “Piccoli Brividi”.

La versione olandese presenta alcune sostanziali differenze. Le più eclatanti riguardano il sesso del protagonista (che diventa una ragazza di nome Steffie) e il finale, in cui è stata inserita la morte di due personaggi.

-Da “Un barattolo mostruoso” sono stati tratti due episodi della serie televisiva . Il secondo episodio, che in originale porta il titolo “More Monster Blood”, è un seguito diretto del romanzo: Evan, in procinto di raggiungere i genitori, si trova ancora una volta alle prese con l’inarrestabile slime durante il volo diretto ad Atlanta. Questo episodio non costituisce però un adattamento di “Un barattolo mostruoso n.2”, che racconta una storia completamente diversa.

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