Get Out, fotografia della realtà.

Jordan Peele, noto comico statunitense classe 1979, è approdato al cinema nel 2017 con il suo primo lungometraggio intitolato Scappa – Get Out, film che ha fin da subito attirato l’attenzione di critica e pubblico. A causa del tono leggero e a tratti comico, il film ha ricevuto una candidatura ai Golden Globes nella categoria “Miglior film commedia o musicale”. In risposta a questa errata lettura della sua opera, Peele ha twittato nel novembre 2017: “Get Out è un documentario”. Al di là del tono canzonatorio del regista, è vero che Get Out ha l’aspetto di un’opera che racconta le esperienze vissute dagli Afroamericani o da chiunque si senta “altro” nel mondo contemporaneo.

Daniel Kaluuya e Jordan Peele sul set di “Scappa – Get Out”

Trama.

Chris Washington (Daniel Kaluuya, già apprezzatissimo in Black Mirror) è un giovane fotografo afroamericano che viene portato dalla fidanzata Rose Armitage (Allison Williams, magnifica in The perfection), una ragazza bianca, nella tenuta di famiglia con l’intento di presentarlo ai suoi genitori, un neurochirurgo e una ipnoterapista (interpretati da Bradley Whitford e Catherine Keener). Chris è preoccupato dalla natura interrazziale della loro relazione e teme che i genitori di Rose possano non accettarlo. Con sua meraviglia però, la famiglia di Rose si mostra gentile e ospitale, anche se a Chris turba il comportamento strano dei due domestici neri. Quando la madre di Rose lo ipnotizzerà, con la scusa di aiutarlo a smettere di fumare, e quando conoscerà il resto della bizzarra famiglia, a Chris comincerà a sembrare evidente che qualcosa non va. Un Indovina chi viene a cena? oscuro e con continui ribaltamenti, insomma.

Chris (Daniel Kaluuya) e Rose (Allison Williams)

Cosa significa essere neri nell’odierna America “liberale”?

Il significato del film e la critica di Peele possono essere facilmente riassunti da una battuta pronunciata dal Dr. Armitage, il padre di Rose: “Avrei votato Obama per un terzo mandato se fosse stato possibile”. Nel provare a dimostrare a Chris la sua “apertura mentale”, il Dr. Armitage si giustifica dicendo di aver votato un presidente nero. In realtà, sta solo dimostrando l’ipocrisia della fetta bianca della popolazione che è ancora oggi color-blind: con questo termine si indica chi, nel tentativo di dimostrare di non essere razzista, nega le differenze e le problematiche ancora legate alla questione razziale. In altre parole, una persona color-blind sceglie di ignorare tali problematiche, sottolineandone maggiormente l’esistenza e smascherando il proprio inquietante buonismo.

Una semplice battuta per smascherare l’ipocrisia.

Ipnosi e schiavismo.

Durante la scena dell’ipnosi, citata in precedenza, la Dr.ssa Armitage entra nella mente di Chris e si appropria della sua libertà di scelta, riuscendo a dominarne i pensieri e a estirpare il desiderio di fumare… “Un uomo che non può scegliere cessa di essere uomo”, direbbe Anthony Burgess.

[Spoiler Alert!]

E, quando il film ci rivela le vere intenzioni della famiglia Armitage e dell’intera “setta” di bianchi pseudo-liberali, comprendiamo meglio che il compito della dottoressa era quello di preparare la mente di Chris a soccombere all’impianto della nuova coscienza che dominerà il suo corpo. Infatti, durante il weekend travestito da riunione familiare, gli Armitage avevano preparato un’asta: il migliore offerente avrebbe avuto pieno possesso di Chris e avrebbe ottenuto il trasferimento della propria coscienza, in seguito a un’operazione chirurgica, nel corpo del malcapitato. Chris non vale in quanto uomo padrone di sé, del proprio corpo e delle proprie scelte, ma diventa un fantoccio nelle mani di chi quel corpo e quella mente li desidera, fondandosi su stereotipi razzisti che vedono i neri come forti, bravi negli sport e capaci di prestazioni inenarrabili. Ancora oggi come ai tempi della colonizzazione e dello schiavismo, chi domina può fare ciò che vuole dei corpi e delle menti di chi è dominato.

[Fine parte con spoiler]

Tanto di cappello a un autore come Peele che riesce a raccontare le contraddizioni del mondo contemporaneo e le discriminazioni utilizzando un genere – l’horror – spesso bistrattato da chi pensa che sia fatto solo di jumpscares, sangue e supplizi vari immotivati. Con Scappa – Get Out torna alla ribalta l’horror sociale, quello che Romero aveva iniziato con La notte dei morti viventi, ovvero l’orrore come mezzo per riflettere la realtà. Scappa – Get Out è inoltre ricco di omaggi e riferimenti al cinema (primo tra tutti quello romeriano) e ha il merito di aver creato un mondo onirico (quello in cui Chris sprofonda durante l’ipnosi) le cui suggestioni e inquietudine non abbandonano per l’intera visione. Tutto ciò, più un’ottima fotografia così come un’azzeccatissima colonna sonora, sono gli ingredienti perfetti per un film che urla “Il colore deve essere visto!”. La pellicola è riuscita a portarsi a casa il premio Oscar alla miglior sceneggiatura originale… io vi lascio con una domanda: riconoscimento meritato o l’Academy è caduta nel meccanismo buonista che Peele ha cercato di smascherare, alla “ma io ho votato Obama!”?