Oggi 21 settembre 2023, festeggia il suo 76esimo compleanno Stephen King, figura di assoluto spicco nell’ambito letterario e cinematografico horror contemporaneo. Originario di Portland, nel Maine, eredita dal padre la passione per la letteratura del brivido, rinvenendo in casa di sua zia alcune opere di Edgar Allan Poe e H.P. Lovecraft. Autore di successi quali IT (1986), Carrie (1973), Shining (1977), 1408 (1999) e Misery (1987), King rivoluziona, con una scrittura ipnotica, cruda e a tratti spietatamente sarcastica, la via comunicativa con il lettore e instilla in quest’ultimo una profonda riflessione sull’io e su tutto ciò che lo circonda. In questo articolo mi dedicherò all’analisi di un’opera, Danse Macabre (1982), e di un racconto, Before the Play, pubblicato sulla rivista Whispers nell’agosto 1982. Ho scelto questi titoli in quanto credo sia giusto far conoscere il Maestro esplorando anche altre tappe del suo percorso narrativo.

Danse Macabre, un saggio su letteratura e cinema fuori dall’ordinario

Forse si tratta di una delle pubblicazioni meno chiacchierate del Maestro. Magari perché chi lo osserva per la prima volta in una libreria si limita a leggere di sfuggita sul retro della copertina la parola “saggio”. Oppure perché nella speranza di immergersi in una nuova e terrificante avventura, il lettore, illuso dal titolo, si trova di fronte a una sorta di prolissa lezione per studenti di cinema. Ed è qui che mi sento di intervenire per sfatare ogni mito. Danse Macabre è un vero e proprio museo cartaceo, e Stephen King è la guida che accompagna il lettore illustrandogli ogni tappa della storia del cinema e della letteratura horror e il suo rapporto con la cultura di massa.

Alternando momenti autobiografici e curate recensioni di capolavori quali Frankenstein della Shelley e Dracula di Stoker, affiancati da un confronto con le diverse trasposizioni cinematografiche, King stuzzica il lato analitico e introspettivo di chi legge. In altre parole, il suo obiettivo non è tanto il soffermarsi sul giudizio critico da attribuire all’opera letteraria o cinematografica in questione, quanto più farci riflettere sul messaggio di ciò che abbiamo visto o letto.

In ogni caso, l’aspetto che mi ha colpito maggiormente di questo saggio è stato il voler intraprendere un dialogo con il lettore, rivolgendosi allo stesso in prima persona e in alcuni casi proponendo attività scritte da svolgere. Mi riferisco, nello specifico, al divertente quiz presente nel sesto capitolo, dove King fornisce le brevi trame di venti cult del cinema horror e richiede al lettore di scriverne i titoli su un foglio.

Non mancano poi riferimenti e menzioni al fantasy con Lo Hobbit e Le Cronache di Narnia (come ben sanno gli appassionati del genere, il Maestro è autore della serie La Torre Nera e Fairy Tale, due esempi della sua produzione fantasy).

Senza andare oltre spoilerando altri contenuti, consiglio vivamente la lettura a ogni appassionato che voglia saperne di più su cinema e letteratura horror visti dagli occhi di un esperto.

Before the Play: prima della famiglia Torrance, le origini del male all’Overlook Hotel

Parliamo ora del breve racconto pubblicato sulla rivista Whispers nel 1982, che non è altro che il prologo inutilizzato di Shining. Si divide in tre sezioni con ambientazioni diverse: la prima nel 1929 e le altre due nel 1958. Nella prima sezione King narra la storia di due coniugi newyorkesi, Bill Pillsbury e Lottie Kilgallon, che nel 1929 trascorrono la luna di miele all’Overlook Hotel. Pentita sin dall’inizio del loro soggiorno in quel posto inquietante, Lottie si scontra presto con l’insidiosa realtà dell’Hotel, facendo i conti con incubi tremendi che la tormentano tutte le notti. Scoprirà però, in seguito, che gli incubi sono segnale di qualcosa di “personale”, e che liberarsene non sarà facile.

Il successivo salto temporale al 1958 ci porta prima dalla famiglia Torrance, dove Jack, all’età di soli sei anni, è costretto a convivere con un padre violento e con problemi di alcolismo, mentre la madre spaventata dal comportamento aggressivo del marito non riesce in alcun modo a prendere le difese del figlio. Un giorno, durante un momento di violenza, il padre spinge Jack giù dalla sua casa sull’albero causandogli una frattura al braccio. Quell’episodio segnerà inevitabilmente il bambino, che svilupperà in seguito numerosi traumi. Infine, l’ultima sezione ci riporta all’Overlook, dove avviene un triplice omicidio e inevitabilmente, i fantasmi delle vittime resteranno legate al luogo.

Mi permetto di dire di essere dispiaciuta che questo prologo non sia stato divulgato come avrebbe meritato, poiché nella sua brevità mi ha comunque saputo trasmettere angoscia a tratti e anche a livello stilistico credo sia scritto molto bene.

Detto ciò, non mi resta che dire TANTI AUGURI STEPHEN KING!

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