The Munsters, uscito direttamente sulle piattaforme streaming, è l’ultimo film del regista e musicista Rob Zombie ed è il suo personale tributo alla serie che da sempre ama e che ha fortemente influenzato il suo immaginario.
La trasposizione dell’ omonima sit-com americana degli anni Sessanta vede protagonisti tutti gli attori della cerchia di Zombie che abbiamo imparato a conoscere ed amare in tutti i suoi film. Prima tra gli altri la moglie, Sheri-Moon, nei panni della vampira Lily.
Praticamente un singolo episodio autoconclusivo, lungo come un film, dove è possibile trovare i classici sketch da horror-comedy, chiari omaggi ed influenze ai classici cult di genere, incursioni nei vecchi video musicali del caro Rob (Dragula su tutti) ed atmosfere gotiche davvero ben coadiuvate dalle magnifiche scenografie e dai costumi rivisti in chiave goth moderna.

La Storia

Lily (Sheri-Moon Zombie) è una bellissima vampira di centocinquanta anni che vive con suo padre Il Conte (Daniel Roebuck) in un vecchio castello. In cerca d’amore si rifiuta di sposare gli uomini proposti dal genitore e perde la testa per Herman (Jeff Daniel Phillips) un Frankenstein grande grosso e tontolone con il quale convola a nozze. Proprio per colpa del novello sposo i tre si troveranno a dover abbandonare la Transilvania per trasferirsi in un quartiere residenziale americano popolato da normali umani ignari dell’esistenza dei Mostri.

Un esperimento ardito.

Si sà, che a Rob Zombie poco importi del giudizio degli altri, è cosa risaputa. Ed infatti con The Munsters si discosta totalmente dal tipo di cinema, truce e truculento, che l’ha consacrato come regista horror. Qui siamo lontani anni luce dalla famiglia Firefly e dallo slasher di 31. Niente torture, che siano fisiche o psicologiche, nè sangue che scorre a fiumi. The Munsters resta in campo horror solamente perchè da lì ne trae origine in quanto a mostri ed ambientazioni, ma decisamente va a braccetto con la commedia ed, ahimè, è qua che ne risente. Un’eccessiva durata, i ritmi un po’ troppo dilatati ed un’ironia sottile, poco marcata e graffiante, penalizzano la visione della pellicola e l’esperienza dello spettatore. L’esperimento dal sapore vintage di riportare in vita l’iconica famiglia Munsters in un film per famiglie non è, purtroppo, totalmente riuscito.

Pregi…

La scenografia è senza dubbio meravigliosa. Le location sono perfette, ricostruite nei minini particolari e lasciano intravedere tutto l’amore che Rob Zombie ha messo in questo progetto. La casa dei Munsters è stata costruita da zero dopo un’accurata selezione della collocazione ideale e ricalca fedelmente l’originale.
Anche la fotografia merita considerazione. Zombie mescola alla horror comedy atmosfere pop e rock da videoclip musicale incastrandoli in modo sapiente e divertente ed il risultato è piacevole. Costumi e make-up perfetti come anche le interpretazioni, volutamente sopra le righe, con atteggiamenti ed espressioni marcati e sottolineati, degli attori del cast.

…e difetti.

Purtroppo come già anticipato poco fa, l’ironia poco incisiva ed il ritmo troppo lento per questo tipo di prodotto penalizzano in gran parte il risultato finale. Moderate le risate, qualche sorriso e poco più. Non so quanto possa penalizzare anche il fatto che, almeno qui in Italia, i Munsters siano molto meno famosi dei “cugini” Addams e che pertanto godano di meno simpatia e popolarità. Anche il doppiaggio italiano non mi è piaciuto moltissimo, soprattutto quello della bella e romantica Lily, dotata di una voce troppo profonda che fa un pochino a pugni con l’immagine delicata e poetica della vampira.

Il messaggio.

Questo The Munsters può considerarsi una sorta di prequel della serie degli anni Sessanta, ed introduce anche ad un messaggio di inclusione ed integrazione che però è difficilmente coglibile poichè trattato solamente in maniera marginale e verso la fine della pellicola. Qui l’animo romantico-decadente di Zombie avrebbe potuto davvero regalarci qualcosa in più se avesse scelto di calcare un pochino di più la mano sul confronto tra la famiglia dei Mostri e gli esseri umani che si troveranno come vicini di casa. Forse però sarebbe venuto meno il concetto di “film per famiglia” che aveva in mente e la leggerezza della serie tv originale al quale è affezionato.

L’inserimento degli oggetti moderni come smartphone e social è una scelta simpatica che ben si sposa alla rivisitazione in chiave moderna di questo classico vintage. La scena dell’appuntamento al buio tra il conte Orlok e Lily è una delle più godibili del film cosi come la creazione di Herman Munster da parte di Richard Brake che omaggia quel capolavoro che è Frankenstein Junior (Mel Brooks, 1974). Purtroppo però non è abbastanza per risollevare un omaggio che gode di incredibili ambientazioni ed atmosfere ma di poco altro.

Resta un po’ l’amaro in bocca per un film al quale il regista teneva tanto ma che, purtroppo, non è completamente riuscito.