Saremo pronti a fronteggiare gli orrori partoriti dal Solitario di Providence (un’altra volta), facendo conti con visioni, alluvioni, allucinazioni, lotte fra famiglie e misteri nell’ombra di una tentacolare cittadina semi sommersa?

The Sinking City è un’avventura investigativa sviluppata da Frogwares, pesantemente debitrice dei racconti di H.P. Lovecraft, specie per quanto riguarda il setting famoso de l’Ombra di Innsmouth già sfruttato ai tempi per il videogioco Dark Corners on the Earth. 

Pubblicato per tutte le console e pc, saremo nei panni dell’investigatore Charles Reed afflitto da misteriose allucinazioni e da un potere occulto che gli permette di camminare fra le due realtà, quella degli umani e un piano parallelo chiamato occhio della mente,  che altro non è se non la solita modalità detective usata nei vari videogiochi di Batman  e The Witcher. Il protagonista sarà gioco forza immischiato in faide fra le famiglie della cittadina di Oakmont per ottenere i favori di un facoltoso gentiluomo della zona; un uomo dall’aspetto bizzarro quanto influente (non sarà l’unico nel corso della storia, non temete) che potrebbe conoscere l’origine delle visioni del nostro investigatore dell’incubo.

Fra un omicidio da risolvere e un interrogatorio, che metterà a dura prova la nostra moralità e potere decisionale, dovremo provare a sopravvivere al giungere improvviso di mostri lungo il nostro tragitto, che ci impegneranno in combattimenti snervanti e mal gestiti dal motore di gioco, muniti di pistole d’epoca e armi bianche di fortuna utili all’uso.

Già che ci siamo concludiamo l’accenno al motore grafico denunciando i vistosi problemi di framerate, compenetrazione dei poligoni, scarsa accuratezza dei personaggi non giocanti con cui avremo a che fare per i nostri interrogatori e poligoni che sbucano all’improvviso durante le passeggiate per le vie della cittadina. E non ci facciamo mancare neppure una certa legnosità del nostro protagonista, goffo e maldestro nel suo incedere.

Ma allora, caro Coniglio, vuoi dirci che è tutto da buttare in questo gioco? Non proprio, prendete un bel respiro e seguitemi in questa scia di follia.

I vari casi da decifrare, una caccia di indizi da combinare fra loro, la struttura molto vicina a un open world, con la possibilità di esplorare e decidere lo svolgimento degli episodi investigativi a scelta del giocatore, i dialoghi e personaggi ben scritti e caratterizzati, un’atmosfera come già spesso accennato in sede di recensione fra le migliori e ispirate per quanto concerne il creatore di Cthulhu e affini, un senso di angoscia palpabile e una tensione continua, spingono a voler continuare nel gioco fino a uno degli epiloghi possibili.

Sorvolando su una realizzazione tecnica ai limiti dell’accettabile, ma che di sicuro non dipende dal volenteroso team di sviluppo ucraino, che fa di necessità virtù e prova a realizzare un gioco che si discosta dai facili cliché di cui sono vittime i prodotti a marchio Lovecraft.

Se riuscirete, come il sottoscritto, a nicchiare su evidenti difetti e lacune potrete dire di aver assaporato una delle migliori e terrificanti esperienze del genere, da recuperare magari non a prezzo pieno, ma sicuramente da non snobbare a cuore leggero. Ora scusate, ma sento una presenza alle mie spalle e l’eco lontana di Dagon arrivare dalla finestra spalancata. L’orrore!