Il 22 gennaio 1959 sbarca nelle sale italiane, uno dei grandi capolavori di Alfred Hitchcock. Stiamo parlando di Vertigo, o La donna che visse due volte. Un film che, oltre ad aver fatto la storia del cinema, a parer mio rappresenta la quintessenza del cinema hitchcockiano. Protagonisti della vicenda, l’avvocato e poliziotto John Ferguson (James Stewart) e l’affascinante Madeleine (Kim Novak), moglie di un ex compagno di università di John, che alimenta delle strane ossessioni legate soprattutto al dipinto che rappresenta una sua lontana parente.

Locandina di La donna che visse due volte (Vertigo)

Settant’anni dopo la sua uscita in sala, regna ancora nelle conversazioni di cinefili e non. La domanda però è: siete sicuri di sapere proprio tutto di questo film? Se la risposta è “Sì”, vi sfato subito il mito, perché questo speciale è dedicato a tutte quelle curiosità inerenti la produzione di Vertigo che non tutti conoscono. Vediamo quali sono.

L’arte grafica dei titoli di testa

É ormai risaputo che l’iconicità di La donna che visse due volte gira attorno, tra le altre cose, al protagonista e alla sua acrofobia (la paura delle altezze). Un nome che, però, va ricordato è Saul Bass (1920 – 1996), l’illustratore americano che ha reso locandine e titoli di testa dei film una forma d’arte. La sua grande abilità di condensare un film in pochi minuti introduttivi ha catturato l’attenzione di molti maestri del cinema, tra cui Hitchcock. Inizia, così, la collaborazione tra il maestro della suspense e Bass. Quest’ultimo ha progettato i titoli di testa e il poster di La donna che visse due volte riprendendo il leitmotiv della spirale, attorno al quale è costruita tutta la rete tematica del film. L’altra grande novità è il primo vero utilizzo della computer grafica per questa sequenza di apertura. In seguito, la coppia Bass- Hitchcock è tornata operativa per Intrigo Internazionale (1959) e Psyco (1960).

I titoli di testa di La donna che visse due volte (Vertigo)

Dal libro allo schermo: un soggetto ad hoc

Inizialmente, La donna che visse due volte doveva essere l’adattamento del romanzo I diabolici di Pierre Boileau e Thomas Narcejac. Tuttavia, il regista francese Henri-Georges Clouzot batte sul tempo Hitchcock, realizzando l’omonimo film. Anni dopo, il Maestro della suspense si rivolge nuovamente agli scrittori francesi, questa volta per adattare il romanzo D’entre les morts. Infatti, il titolo originale del film doveva essere la traduzione esatta del titolo, From Among the Dead. La chicca, in tutto ciò, la racconta François Truffaut nel saggio intervista Il cinema secondo Hitchcock. Boileau e Narcejac scrivono D’entre les morts appositamente per l’adattamento hitchcockiano, avendo saputo che il Maestro si era interessato al romanzo scelto da Clouzot.

Henri-Georges Clouzot e Alfred Hitchcock, insieme all’attrice Romy Schneider. Festival del Cinema di Cannes, 1963.

La tecnica di ripresa memorabile e l’Hotel Vertigo

Uno dei maggiori punti di forza di La donna che visse due volte è l’aver segnato una grande innovazione nell’ambito delle tecniche di ripresa. Il punto su cui Hitchcock ha dovuto lavorare maggiormente è stato il riuscire a rappresentare in maniera equilibrata il senso di vertigine o acrofobia, vissuto dal protagonista. Il colpo di genio è venuto a Hitchcock ricordandosi una sbornia epica che si era preso anni prima a Londra. Far coincidere zoom all’indietro (per dare più profondità) e carrellata in avanti.

Per quanto riguarda i luoghi che fanno da sfondo della vicenda, ossia San Francisco e dintorni, c’è anche lo York Hotel – nel film chiamato Empire Hotel -, dove il protagonista John “Scottie” ritrova Madeleine. Situato tutt’oggi al 940 di Sutter Street nel centro di San Francisco, è stato rinominato Hotel Vertigo, proprio in omaggio alla pellicola. Inoltre, la stanza dove alloggiava Madeleine, la numero 501 ospita ancora parte dell’arredamento che si vede nel film.

Insomma, un film iconico, complesso nella sua struttura ma sicuramente d’impatto.

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