E’ uscito il primo dicembre su Netflix il nuovo film del regista norvegese Roar Uthaug che, dopo il suo Tomb Rider del 2018, resta in tema avventura ma si ispira direttamente al folklore della sua terra con Troll. Una pellicola perfetta per il mese di dicembre, con le sue atmosfere invernali, ma che vuole essere ben più di una semplice favola. Troll infatti, pur mescolando fantasy, azione e avventura, è una denuncia bella diretta contro lo sfruttamento delle risorse del pianeta, il progresso e il dominio dell’ uomo a scapito della natura.

La trama è semplice. Un’enorme troll si risveglia dopo anni di sonno nelle profondità delle montagne del Dovrefjell, nelle Alpi Scandinave, disturbato dalle esplosioni di un cantiere, piuttosto contestato, che in quella remota regione vuol costruire una ferrovia ed una galleria tra le montagne. L’ enorme creatura distruggerà ogni cosa che si troverà davanti, avvicinandosi minacciosamente alla capitale, Oslo. Così entrerà in gioco la sicurezza nazionale e l’ esercito cercherà di abbattere il nemico mentre una paleontologa (Ine Marie Wilmann) capirà le vere intenzioni della mitologica creatura.

Fino ad ora solamente un film aveva trattato efficacemente il tema Troll, ed è quel gioiellino di Trollhunter, mockumentary del 2010 diretto da André Øvredal (Autopsy, Scary Stories to tell in the dark) che se non avete visto vi consiglio di recuperare. Il perchè è forse facile da comprendere. Pur essendo un argomento che ben si presta alla finzione cinematografica avendo dalla sua tutte le carte in regola per intrattenere il pubblico, è difficile renderlo in immagini che siano credibili e spaventose e non comiche o grottesche.
Il cinema ci ha abituato ai troll cattivi del Signore degli Anelli, a quelli un po’ stupidi di Harry Potter

ma chi sono i troll della mitologia norvegese?

Nella mitologia scandinava i troll sono creature umanoidi con la coda ed un naso enorme, e sono strettamente legate alla natura ed alle montagne che popolano. Vivono nelle caverne naturali presso corsi d’acqua che utilizzano per bere e si distinguono in due tipologie. Una di dimensioni umane ed una di dimensioni gigantesche. Famosissimi, compaiono in quasi tutte le favole locali. Sono amanti della tranquillità e della natura, della quale si prendono costantemente cura. Al contrario, non sono grandi amanti degli essere umani ma vanno trattati con gentilezza e rispetto poichè, se riconoscono sensibilità e gentilezza, possono diventare amici e guardiani. (Questo spiega perchè sono diventati un sinonimo di portafortuna le cui statuette vengono regalate ad amici e parenti).
Nel folklore norvegese sono stati distrutti dalla cristianizzazione, per questo non sopportano il suono delle campane. Inoltre la luce del sole è per loro letale, si muovono solo di notte o nelle foreste più fitte poichè, a diretto contatto con la luce si tramutano in pietra.

In queste poche righe si coglie l’ essenza di quanto il regista voglia raccontare con Troll.
La fiaba utilizzata come metafora non è una novità, ma l’ argomento per come viene trattato è efficace e diretto, nonchè spettacolare. Gli effetti speciali sono infatti tra le cose migliori di questa pellicola che non avrebbe risentito della proiezione nelle sale, anzi. Ci troviamo davanti ad un essere alto circa cinquanta metri, fatto di pietra, che distrugge ciò che gli si para davanti. Fa paura ma non è cattivo. Di contro l’ uomo, l’ esercito, che impiega tutte le armi a disposizione per abbatterlo prima che arrivi nella capitale seminando morte e distruzione.

C’è un po di Norvegia in questa America…

Troll è un film norvegese ma, senza dubbio, molto americano. Nelle scene d’ azione, tra elicotteri rumorosi, esplosioni ed incursioni militari, con i soldati che sembrano marines e con l’ affascinante Capitano Kristoffer Holm (Mads Sjøgård Pettersen) che imbraccia perennemente il fucile ma ha l’ animo da eroe romantico. Nei riferimenti a King Kong (più che a Godzilla) nel palesare il mostro che tutti credono cattivo che però salva un bambino e si commuove nel vedere la fine che hanno fatto i suoi simili. Ma anche nel ritmo e nell’ ironia di cui a tratti sono intrisi i dialoghi e nelle battutine che stemperano il clima e la tensione. Di america ce n’è parecchia, forse troppa. Tutto questo contamina i bellissimi paesaggi togliendo un po’ dell’ atmosfera di quei luoghi freddi, selvaggi e lontani, e di conseguenza inficiando la magia della storia.
Questa è, a mio parere, la nota negativa del film che perde un po’ dell’ identità autoctona che, dato il tema e la nazionalià del regista, avrebbe dovuto avere.

La morale.

In Troll non si parla di un sottotesto, ma di un messaggio chiaro e diretto. L’ uomo che violenta la natura. Non c’è rispetto, cura o sensibilità, non c’è pensiero di un “domani” che parla di decenni o secoli. Solo la voglia di potere e progresso, di ricchezza e urbanizzazione. Straziando territtori e cambiandone destinazione, portando irrimediabilmente danno a ciò che di più puro la terra ci offre, la natura.
Questo è il chiaro messaggio del regista. Come si fa a non empatizzare con il Troll?

L’ uomo, in nome di un “progresso” senza senso nè etica sta distruggendo il mondo di cui è ospite, non padrone.
Chi è il vero cattivo, nella storia?

Classificazione: 3 su 5.

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