Si è da poco conclusa la seconda stagione di Yellowjackets, serie statunitense creata da Ashley Lyle e Bart Nickerson, disponibile su Paramount plus e Prime video – qui vi abbiamo parlato della prima stagione. Già rinnovata per una terza stagione – e dovrebbe arrivare nel frattempo una puntata bonus – Yellowjackets vanta un cast eccezionale che in questa seconda parte si arricchisce con le new entries Lauren Ambrose, Simone Kessell e Elijah Wood. La continuità tra passato e presente si fa più marcata e l’elemento animistico e ritualistico viene approfondito, con una scrittura sempre solida, una colonna sonora bellissima e dei momenti memorabili.

Per ovvi motivi, l’articolo contiene spoiler della prima stagione!

Premesse

Avevamo lasciato le nostre folli eroine del cuore in una situazione abbastanza terribile, nel 1996 così come nel 2021: nel passato, dopo un litigio tra Shauna (Sophie Nélisse) e Jackie (Ella Purnell), quest’ultima decide di dormire fuori al freddo e il mattino dopo il gruppo trova la ragazza morta congelata; nel presente, Taissa (Tawny Cypress) vince le elezioni con un piccolo aiutino (un sacrificio di sangue, roba da poco) e Natalie (Juliette Lewis) viene rapita da degli sconosciuti dietro ai quali sembrerebbe esserci Lottie (Simone Kessell).

Nella seconda parte, dunque, veniamo a sapere che Lottie è sopravvissuta a quei 19 mesi nei boschi e che ha trascorso gli anni seguenti in un ospedale psichiatrico. Ora la ritroviamo a capo di una comunità, vittima di visioni che crede, in un primo momento, essere dovute a un aggravamento della sua salute mentale. Oltre a lei, anche Vanessa (Lauren Ambrose) è riuscita a salvarsi la pelle, e ora gestisce un negozietto di videocassette; è qui che Taissa la trova e ritrascina nel passato.

Sì, perché ora che le nostre eroine sono riunite tutte, la regressione appare quasi totale. I progressi vengono cancellati e gli anni sembrano non averle cambiate per nulla mentre brindano e si divertono, dimenticandosi per un attimo gli aspetti più dolorosi e crudi di quel passato. Lo abbiamo già visto con la prima stagione che Yellowjackets è una serie sul trauma e su come esso non ci lascia: anche se riusciamo a identificarlo, a dargli un nome e una forma, superarlo è tutt’altra storia.

Da qui in avanti ci saranno spoiler anche della seconda stagione!

La natura sceglie

Nel passato, il gruppo di superstiti è provato dalla fame e dal freddo. Dopo aver divorato il corpo di Jackie, in una scena montata egregiamente che alterna le immagini dell’atto cannibale a quelle di un banchetto degno di divinità, il confine tra ciò che è taboo e ciò che è permesso viene definitivamente superato. Quando si è dispersi in mezzo al nulla e si muore di fame, le regole della civiltà smettono di avere importanza. Ciò che però continua ad avercela è il senso di colpa con il quale le nostre protagoniste (e Tyler e Javi, mentre il coach si tiene alla larga dal cannibalismo) devono convivere. O forse più che senso di colpa si tratta di un tentativo di non scollarsi totalmente da ciò che considerano come “umanità”. Per farvi fronte, dunque, è come se provassero a deresponsabilizzarsi, attribuendo alla Natura, alla “cosa” che c’è nei boschi, il potere decisionale. La natura permetterà loro di sopravvivere finché avrà un sacrificio di sangue: per scegliere la vittima sacrificale, il gruppo si affida a un mazzo di carte francesi. Chi estrarrà la regina di cuori dovrà morire per il bene dei più.

La “Antler Queen”

Se nella prima stagione le gerarchie erano state distrutte, nella seconda vediamo la costruzione di una specie di comunità basata sul cannibalismo e la venerazione della Natura. Jackie, che ancora resisteva all’animismo e al nuovo “stile di vita” delle sue amiche, è stata fatta fuori, e il coach Ben, sempre più estraneo alle dinamiche del gruppo, è ormai una presenza scomoda. Avevamo intuito che in questa nuova piramide ci fosse una Regina, e la seconda stagione ci svela che probabilmente si tratta di Natalie (Sophie Thatcher). La Natura, infatti, le avrebbe permesso di salvarsi dopo aver estratto la carta della regina di cuori, prendendo Javi al suo posto. O, almeno, questo è ciò che si ripetono le nostre antieroine. La realtà appare allo spettatore diversa, non filtrata attraverso la lente deformante delle protagoniste: le ragazze hanno scelto, evitando di soccorrere Javi e lasciandolo morire al posto di Natalie. Yellowjackets, nonostante l’elemento sovrannaturale sia più marcato rispetto alla stagione precedente, continua sempre a camminare sul confine. C’è effettivamente qualcosa di magico o è tutto un semplice meccanismo di difesa per meglio accettare la loro nuova condizione di “esseri naturali”?

La Natura (il karma, destino o quello che volete) ha però il suo modo di pareggiare i conti e a lasciarci, nel finale, sarà proprio Natalie. Anche se siamo costretti a salutare Juliette Lewis, l’arco narrativo della Natalie adolescente è ancora aperto e sono sicura che ci aspettano interessanti sviluppi. Come interessante è anche la storyline di Taissa e Van adulte, che sembrano non contarla giusta ed essere le responsabili della morte dell’amica. La loro non è però malvagità, semplicemente istinto di sopravvivenza. Infatti, la Lottie giovane che appare a Natalie in una sorta di visione di pre-morte le dice di “lasciar entrare la Natura”, perché essa “non è malvagia, solo affamata. Come noi”.

Considerazioni finali

È vero, alcune storylines vengono chiuse abbastanza frettolosamente (come quella dell’omicidio dell’amante di Shauna, risolta dal Walt di Elijah Wood che minaccia il poliziotto e ne uccide un altro), ma Yellowjackets si riconferma una delle migliori serie in circolazione. I personaggi continuano ad essere l’elemento migliore, tutti ben scritti e sfaccettati, inclusi quelli secondari, e l’ultima puntata lascia molte porte aperte per il continuo. Bisogna menzionare anche Karyn Kusama (Jennifer’s Body, The invitation) che torna alla regia dell’ultimo episodio dopo aver diretto il pilot, il che un po’ simboleggia la chiusura di un capitolo prima delle follie ulteriori che sono sicura vedremo nella terza stagione.

Classificazione: 4 su 5.