Per quanto riguarda il genere horror in Francia, non se n’è sentito parlare per un bel pezzo. Non che non vi siano pellicole di genere, anzi, qualche titolo degno di rilievo è presente nel corso degli anni sin dal 1943 (La main du diable- La mano del diavolo).
Tuttavia, qualitativamente e quantitativamente parlando, i film di genere erano di gran lunga inferiori rispetto al resto del mondo (e d’europa). Negli anni 2000 però, qualcosa è cambiato e vi è stata una vera e propria ondata di pellicole di forte impatto, con dosi elevate di violenza, sangue ed adrenalina. Film che hanno lasciato il segno diventando imprescindibili per ogni appassionato, cult e gemme da recuperare e da scoprire se non le conoscete perchè, assolutamente, valgono la pena di esere viste.

Ecco a voi quindi 6 horror francesi che non potete ignorare.

  • Martyrs (2008) di Pascal Laugier

Due ragazze, entrambe vittime di abusi da bambine, si uniscono alla ricerca di vendetta verso chi ha torturato una di loro ma le cose non andranno come preventivato…

Il film più famoso del cineasta, che comunque ci ha rilasciato diverse perle, è stato acclamato a più voci come capolavoro del genere guadagnandosi anche l’etichetta di opera più sconvolgente del decennio. Sicuramente per stomaci forti Martyrs non è un torture porn come molti lo credono, ma è filosofia, fanatismo, religione. Un film complesso, sfaccettato e dal finale aperto e ambiguo a cui ognuno può dare l’interpretazione che preferisce.

Curiosità:
Mylène Jampanoï e Morjana Alaoui, le attrici che hanno interpretato Lucie and Anna, hanno pianto sul set ogni giorno di ripresa e, di conseguenza, dichiarato in un intervista che non avrebbero mai più lavorato con Laugier.

  • Haute Tension (2003) di Alexandre Aja

Alex e Marie lasciano la città alla ricerca di tranquillità per preparare gli esami universitari. Si recano quindi nella casa di campagna dei genitori di Alex ma, poco dopo il loro arrivo, uno psicopatico irrompe nella casa…

Omaggio agli slasher anni 70 e liberamente ispirato a Intensity di Dean Koontz come promesso dal titolo la tensione resta alta per tutto il film. Una buona dose di splatter, gore e violenza con un colpo di scena studiato per stupire lo spettatore.

Curiosità:
A detta del regista, la scena in cui Marie si nasconde dal killer alla stazione di servizio, è un tributo al film Maniac (1980) nella quale vi è una scena molto simile.

  • À l’intérieur (2007) di Alexandre Bustillo e Julien Maury

Sarah è incinta e, dopo la morte del marito, vive da sola. Manca ormai poco al parto e una notte riceve la visita di una strana donna che irrompe nella sua casa con intenzioni tutt’altro che pacifiche.

Astenersi impressionabili. Il tema è parecchio delicato e sangue e violenza qui sono ai massimi livelli. Interamente girato in una casa, con le due sole antagoniste a darsi lotta, le scene sono crude e brutali ed il sadico realismo delle immagini vi resterà appiccicato addosso anche dopo i titoli di coda. Garantito.

Curiosità:
Il film fu presentato a Cannes nel 2007, sconvolgendo pubblico e giuria e dividendo in due la critica cinematografica.

  • Ils (2006) di David Moreau e Xavier Palud

In una villa isolata alla periferia di Bucarest vivono Lucas e Clementine, giovane ed innamorata coppia francese. Una notte viene loro rubata l’auto e, rimasti isolati, si accorgeranno che qualcuno è entrato in casa deciso a far loro del male.

Più conosciuto col titolo di Them- loro sono là fuori, questa pellicola è a mio parere una delle migliori a tema home invasion. Ispirato a situazioni reali il film sembra simile a molti altri ma sconvolge quando, solamente alle battute finali, svela la reale identità degli intrusi. La plausibilità delle scene è il punto forte della narrazione. Una denuncia alla società e ad alcuni suoi invisibili abitanti che lascia l’amaro in bocca e vi garantisce più di qualche brivido lungo la schiena.

Curiosità:
L’attrice Olivia Bonamy soffre di claustrofobia e, durante le scene girate nei tunnel, le sue reazioni sono il genuino risultato del suo terrore per gli spazi stretti. Questo dona alla sua prova recitativa ancora più forza e regala realismo alla pellicola.

  • Calvaire (2004) di Fabrice Du Welz

Un giovane cantante di ritorno da uno spettacolo ha un guasto al furgone. Costretto a fermarsi in mezzo al bosco, riceverà ospitalità nella locanda di un anziano artista abbandonato dalla moglie.

Mai titolo fu più azzeccato. Da un incipit semplice come questo, pari a molti altri di film di genere, ha inizio il calvario del protagonista con il quale lo spettatore è quasi costretto a empatizzare. Non sangue a fiumi ma una violenza più subdola poichè psicologica in questo viaggio dentro l’ ossessione e la follia dell’ animo umano. Pur essendo di produzione franco-belga non poteva non entrare in questa lista.

Curiosità:
Ad eccezione della melodia di violino durante le scene finali ed i titoli di coda e della inquietante musica del pianoforte al bar, il film non ha colonna sonora.

  • Frontière(s) (2007) di Xavier Gens

Un gruppo di ragazzi ha messo a segno una rapina approfittando dei disordini di una rivolta popolare. In fuga dalla polizia cercano di passare il confine e troveranno rifugio provvisorio in un ostello. Le cose però non vanno come programmato e si trovano catapultati in un vero e proprio incubo.

Di odio e malvagià congenita è intrisa la trama di questa pellicola dove l’ inserimento di personaggi riconducibili al nazismo, la xenofobia e l’ odio razziale fanno da cornice ad una vera e propria famiglia incestuosa e malata che nulla ha a che invidiare ad altre famiglie ben più conosciute della cinematografia horror. La giovane attrice protagonista, vittima sacrificale di violenze fisiche e psicologiche, si trasforma sotto gli occhi inermi dello spettatore che è testimone passivo della sua metamorfosi.

Curiosità:
Ad un certo punto Von Geisler, durante una tortura ride e pronuncia la frase tedesca “Arbeit macht frei“. Questa frase, tradotta in italiano come “il lavoro rende liberi” è stato uno dei motti utilizzati dai nazisti e campeggia, tutt’ora, all’ingresso del campo di concentramento di Auschwitz, oggi museo. Lo stesso personaggio pronuncia durante il film diverse frasi riconducibili a vari motti delle SS.

Come potete vedere tutti questi film sono usciti nella prima decade degli anni 2000, in quella che è stata una vera e propria ondata di emozioni forti direttamente d’ oltralpe. Tuttavia, seppur in diminuzione almeno come numero, anche gli anni successivi ci hanno regalato qualche perla. Impossibile non menzionare Revenge (2007) di Coralie Fargeat e Raw (2016) e Titane (2021) di Julia Ducournau, (quest’ ultimo vincitore a sorpresa dello scorso Festival di Cannes) due produzioni franco-belghe degne di nota e delle quali si è già parlato abbondantamente.

Insomma, i francesi dimostrano di saperci fare con l’ horror, e soprattutto di andarci giù molto molto pesante riuscendo a regalare qualche brivido anche ai più avvezzi e navigati fan di genere.