Il 19 ottobre, FX ha trasmesso le prime due puntate dell’undicesima stagione di American Horror Story, che ha come titolo “NYC” (New York City).

Una chiara denuncia sociale

AHS: NYC è ambientata negli anni ‘80 e vede al suo centro la comunità LGBTQ, perseguitata da un feroce assassino e da una polizia che non sembra voler far niente per fermarlo.
Non è un tema nuovo questo per Ryan Murphy che, già in American Crime Story: L’assassinio di Gianni Versace, aveva raccontato la storia di Andrew Cunanan, autore di diversi omicidi – tra cui quello del noto stilista italiano – che avrebbero potuto essere evitati se solo la polizia avesse agito correttamente e senza sminuire il pericolo. In ACS: L’assassinio di Gianni Versace, Murphy mostrava proprio come la mentalità fortemente omofoba dell’epoca avesse fatto passare le vittime di Cunanan (spesso uomini gay) come vittime di serie B, vittime che valevano meno delle altre persone.


In AHS: NYC, Murphy torna proprio su questo tema, mostrandolo forse in modo ancora più esplicito: già nelle prime due puntate, ad essere messe in primo piano sono l’inefficienza della polizia, l’omofobia radicata nella mentalità della maggior parte dei poliziotti e il generale menefreghismo verso coloro che vogliono nuocere alla comunità LGBTQ.

Attori: tra new entry e vecchie glorie

Le prime due puntate di AHS: NYC presentano un’estetica molto vintage, con atmosfere e ambientazioni particolarmente cupe che sembrano perfette per raccontare la storia – sospesa tra horror, drama, thriller e denuncia sociale – che si vuole raccontare. Nel cast troviamo volti noti e diverse new entry. Tra gli attori che avevano già partecipato ad altre stagioni ci sono: Zachary Quinto, Denis O’Hare, Isaac Cole Powell, Billie Lourd, Leslie Grossman e Patti LuPone. Tra i nuovi spiccano Joe Mantello, Russell Tovey e Charlie Carver.

Something’s Coming

La prima puntata di questa undicesima stagione è intitolata “Something’s Coming“, ovvero “Qualcosa sta arrivando“. La frase di questo titolo ritorna continuamente all’interno delle prime due puntate di NYC e lo fa in modo ossessivo, talvolta allucinatorio, spaventando i protagonisti. In particolar modo è Adam, il personaggio di Charlie Carver, ad essere tormentato da questo monito: ovunque vada, egli trova qualcuno che è pronto a ricordargli che “Qualcosa sta arrivando, qualcosa sta per succedere“. Questa frase, anche per quelli che sono i temi principali della stagione, non sembra riguardare solo l’arrivo di un maniaco pronto a tormentare la comunità LGBTQ, ma sembra essere anche una sorta di premonizione dell’imminente arrivo dell’AIDS che, negli anni ’80 e non solo, avrebbe mietuto molte vittime.

Oltre alla storia degli omicidi (con le conseguenti “indagini”), infatti, in queste prime due puntate troviamo anche una timeline che, almeno per ora, si sviluppa parallelamente. Protagonista di tale linea narrativa è, infatti, il personaggio interpretato da Billie Lourd, una ricercatrice che ha scoperto una strana malattia che sta sterminando i cervi.

Nei primi due episodi – Something’s Coming e Thank You For Your Service – Ryan Murphy e Brad Falchuk ci calano lentamente nella New York degli anni ’80, presentandoci diversi personaggi che, già dopo due episodi, appaiono ben scritti e pieni di potenzialità. Proprio come era successo 5 anni fa con AHS: Cult, ci troviamo di fronte ad una storia che può svilupparsi in diverse direzioni e che, come nella settima stagione, mette al centro di tutto un forte denuncia sociale.

American Horror Story: NYC uscirà in Italia su Disney Plus. La data non è ancora stata rivelata.

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