E’ stata rilasciata da Netflix il 31 marzo scorso la prima stagione di Haunted: America Latina. Diretta da Adrián García Bogliano, già autore di diversi horror indipendenti, la serie antologica targata Netflix si sposta tra Messico e Colombia dopo le due stagioni precedenti ambientate negli Usa e dirette da Jan Pavlacky.

Il format resta il medesimo, ogni episodio racconta una storia, rigorosamente vera. In una stanza di sicura atmosfera il protagonista, assieme a parenti ed amici, ripercorre un episodio sovrannaturale che lo ha sconvolto cercando di elaborare quanto accaduto. Cinque vicende dove terribili episodi paranormali, che hanno intaccato la serenità di queste persone, vengono messi in scena come piccoli cortometraggi autoconclusivi dando così vita ai dolorosi ricordi di chi li narra.

Una formula che funziona. Chi non si è mai trovato con gli amici, attorno al fuoco o in una stanza illuminata da sole candele, a raccontarsi storie raccapriccianti vere o presunte tali?


I brividi sono assicurati e questa serie ne regala diversi. Come ogni serie antologica, però, ha episodi migliori e altri meno riusciti sia in termine di narrazione che di qualità visiva. Pur avendo infatti lo stesso regista si nota una certa discontinuità qualitativa, forse data anche dalle differenze di durata (si passa dai 50 minuti del primo episodio, a meno di 30 per altri) e per l’utilizzo non sempre ben calibrato della CGI che, a mio parere, penalizza davvero troppo l’episodio conclusivo.

L’idea iniziale di spostare la serie presso altri luoghi, inoltre, poteva essere meglio sfruttata. A parte due episodi che fanno riferimento a leggende ed usi della zona, gli altri infatti non sono per nulla permeati del folklore locale e potrebbero essere ambientati ovunque.
L’ America Latina è piena di leggende affascinanti: dalla Ciguapa della Repubblica Dominicana alla Lechuza, la strega più famosa di tutto il Messico sino ad arrivare alla Llorona, già più nota per via delle recenti trasposizioni cinematografiche. Forse se le storie narrate avessero intrapreso questo filone il prodotto finale avrebbe avuto un carattere più personale che l’avrebbe reso differente e riconoscibile tra gli altri.

Folklore come punto di forza

Uno degli episodi più affascinanti, infatti, è il terzo: La donna di El Molino. Paesino dello stato di Chihuahua, offre una probabile variazione sul tema de La Llorona. Racconta dello spirito di una ragazza suicidatasi dopo essere stata disonorata, che ora perseguita gli abitanti del piccolo paese.
Narrare di fatti o leggende più legati al territorio avrebbe decisamente potuto fare la differenza, tuttavia gli ingredienti per delle perfette ghost stories ci sono tutti: case infestate, bambole maledette, fantasmi vendicativi, possessioni, ed altro ancora.
Degno di nota e da sottolineare è il lavoro sul sonoro, che riesce a creare atmosfera e tensione durante la messa in scena delle storie.

Che voi crediate o meno agli spiriti, alle case infestate o al sovrannaturale in genere, Haunted: America Latina si presenta come una Docu-Serie sul tema. Ma non utilizza ciò che più avrebbe sottolineato la connotazione di documentario: le prove.
Assistiamo infatti a una narrazione in prima persona ed alle immagini di fiction che ricostruiscono quanto successo ma in nessun episodio vengono portate all’attenzione dello spettatore prove fotografiche, audio o video, a sostegno della veridicità del racconto stesso. Questo avrebbe reso le cose più interessanti, acceso ulteriormente l’interesse, e instillato il dubbio nello spettatore più scettico ponendolo di fronte alla cara vecchia domanda: e’ solamente finzione, o è realtà?

Tuttavia mi sento di affermare che la prima stagione di Haunted: America Latina pur avendo ampi margini di miglioramento è comunque un prodotto godibile. Un piacevole intrattenimento per una serata alla ricerca di qualche brivido poco impegnativo.