Finalmente è arrivato in Italia Heart Eyes, film diretto da Josh Ruben e scritto da Philip Murphy, Christopher Landon e Michael Kennedy. Si tratta di un’operazione che unisce la commedia romantica allo slasher, senza che un genere prevalga sull’altro. Il tono leggero e scherzoso della rom-com, in altre parole, non compromette mai la crudeltà della componente orrorifica.
Trama
Un serial killer, noto come Occhioni (HEK in inglese, sigla di Heart Eyes Killer), è solito fare strage di coppiette ogni giorno di San Valentino. Ally (Olivia Holt), una pubblicitaria di Seattle che ha da poco rotto con il suo fidanzato, viene ridicolizzata – e minacciata dal suo capo – per una pubblicità che ha creato con protagoniste coppie sventurate, ritenuta offensiva alla luce degli omicidi. La ragazza viene così costretta, il giorno di San Valentino, a collaborare con il geniale Jay (Mason Gooding), un ragazzo che lei aveva conosciuto qualche ora prima in una caffetteria. Ally e Jay vanno a cena per discutere la strategia più adatta e Occhioni, che nel frattempo si è spostato a Seattle, decide di renderli il suo prossimo bersaglio.

Un incipit da urlo
Heart Eyes inizia con una coppia che viene uccisa in maniera brutale in un vigneto, subito dopo che lui aveva proposto a lei di sposarlo. Di mezzo ci finisce purtroppo anche un fotografo, ingaggiato per immortalare il momento. Già Freaky, altra slasher comedy uscita dalla penna di Landon e Kennedy, aveva una scena di apertura memorabile. Lì i due autori avevano ribaltato i cliché dello slasher in modo da indirizzare il film verso le sue tematiche portanti, ovvero l’esplorazione dell’identità e l’inversione dei ruoli. In Heart Eyes fanno lo stesso: giocano con ciò che è già noto al pubblico, filtrando la vicenda attraverso una lente satirica e consapevole. Viene subito fuori una certa critica nei confronti di un romanticismo che diventa performance, in cui ogni gesto è studiato e può essere riprodotto. Il fotografo viene ucciso, infatti, proprio attraverso la lente con cui sta guardando e ritraendo un momento che in teoria sarebbe privato.
Una storia d’amore…
La scena iniziale, nonostante sia molto ironica, è anche estremamente cattiva come cattivi erano gli slasher dei primi anni 2000. Subito dopo, però, Heart Eyes vira verso la commedia romantica e ne ricalca fedelmente le tappe e i personaggi tipo. La protagonista, uscita da poco da una relazione seria, è disillusa e ha paura dell’amore, perché crede che questo prima o poi finisca. L’incontro con Jay, romanticone incallito che ha i muscoli “per le coccole”, è dunque inevitabile. I due si conoscono in una caffetteria, ordinano la stessa bevanda e le loro mani si sfiorano nell’afferrare il bicchiere. È tutto così standard da risultare consapevole e quasi post-moderno, come se stessimo leggendo il manuale della perfetta rom-com con delle note che ne sottolineano la stucchevolezza. Non mancano neppure la scena in slow motion, durante la quale Ally ammira Jay, e il montaggio musicale delle prove d’abito, qui sulle note di Mantra di Jennie – canzone più che perfetta nel suo riproporre, in chiave contemporanea, l’estetica e il ritmo degli anni 2000. Il gioco di rimandi all’inizio del millennio continua anche grazie alla scelta degli attori di supporto. Nel ruolo dei detective infatti troviamo Devon Sawa, iconico protagonista del primo Final Destination, e Jordana Brewster, nota per The Faculty e Non aprite quella porta – L’inizio (e la saga di Fast & Furios, il cui spin-off Hobbs & Shaw viene citato nel film).

…e uno slasher violento
Puntuale arriva il momento in cui uno della coppia di protagonisti non se la sente di gettarsi in una relazione e si tira indietro, rompendo l’idillio e lasciando gli spettatori col fiato sospeso. A questo, però, subito si aggiunge il classico equivoco che, invece di far proseguire la commedia romantica, dà l’aggancio al killer per far ripartire la parte slasher. Occhioni, infatti, crede che Ally e Jay siano una coppia e comincia a inseguirli, costringendo i due a fare squadra per sopravvivere alla notte. Le uccisioni non sono mai trattenute: c’è tantissimo sangue e tutto avviene on screen. In questa fase ci sono omaggi a molti cult, primo tra tutti Venerdì 13 (o Reazione a catena?). Si guarda inoltre anche a Valentine (con cui il film condivide lo stesso sottotitolo italiano, Appuntamento con la morte) e, ovviamente, a Scream, il cui legame è sottolineato anche dalla presenza di Mason Gooding (Chad nel quinto e sesto capitolo della saga). La scena di mattanza pubblica non delude ed è da lodare anche l’inserimento di una piccola rivalsa per tutti i personaggi queer che nella tradizione horror non hanno mai fatto una bella fine.

Conclusioni
Purtroppo la componente whodunnit è un po’ debole. La rivelazione finale, con tanto di motivazioni spiegate dal/dai killer, lascia un po’ a desiderare. È nella sequenza finale, però, che c’è una delle morti più belle del film, quindi non ci lamentiamo. Heart Eyes non è, secondo me, la storia più bella uscita dalla penna di Landon, ma è comunque una visione piacevolissima. Grazie all’approccio consapevole in sceneggiatura e regia e grazie alle interpretazioni, Heart Eyes risulta coerente nell’integrare i due generi di riferimento. Il risultato è uno slasher sanguinoso dal ritmo serrato che non rinuncia ai buoni sentimenti e alla profondità emotiva.
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