Nel freddo glaciale dell’Antartide, tra la neve e il sospetto, si consuma uno dei thriller horror più inquietanti della storia del cinema: La Cosa (The Thing, 1982), diretto da un John Carpenter in stato di grazia. A distanza di oltre quarant’anni, il film continua a inquietare, affascinare e generare teorie tra i fan. Ma quanto conosci davvero di questo capolavoro della paranoia e dell’effetto speciale? Ecco 10 curiosità sorprendenti che (forse) non conoscevi.

1 Il finale è ancora oggetto di dibattito
Carpenter ha volutamente lasciato La Cosa con un finale ambiguo: MacReady (Kurt Russell) e Childs (Keith David) si fissano nel buio, tra il fumo del fuoco e la morte che incombe. Ma uno dei due è forse infetto? Il regista non ha mai voluto chiarire, alimentando decenni di teorie. Una delle più discusse riguarda il fiato visibile: Childs non emetterebbe condensa, a differenza di MacReady… ma sarà vero?
2 Un flop al botteghino… all’inizio
Nel 1982, La Cosa fu un clamoroso insuccesso commerciale e critico. Uscì a poche settimane da E.T. l’extra-terrestre di Spielberg, che propose un alieno “buono”, esattamente l’opposto del mostro di Carpenter. Il pubblico preferì la speranza all’orrore, ma nel tempo il film è stato rivalutato come uno dei migliori horror fantascientifici mai realizzati.
3 Effetti speciali rivoluzionari… fatti da un ventiduenne
I leggendari effetti visivi, ancora oggi disturbanti, furono curati da Rob Bottin, che all’epoca aveva solo 22 anni. Lavorò per quasi un anno senza sosta, dormendo spesso nello studio. Finì in ospedale per esaurimento. Ma il risultato è un capolavoro artigianale di prostetica e animatronica, senza un grammo di CGI.

4 Stan Winston contribuì… in segreto
Lo stesso Stan Winston (futuro creatore dei dinosauri di Jurassic Park) diede una mano per la scena del cane mutante, quando Bottin era esausto. Winston chiese di non essere accreditato, per rispetto del collega, ma la sua impronta è inconfondibile nella sequenza iniziale col cane husky.
5 Basato su un racconto del 1938
Il film è tratto da “Who Goes There?”, racconto di John W. Campbell Jr., pubblicato nel 1938. Carpenter non fu il primo a portarlo sullo schermo: già nel 1951 Howard Hawks e Christian Nyby ne avevano tratto La Cosa da un Altro Mondo (The Thing from Another World), ma Carpenter volle tornare alla fonte e accentuare paranoia e claustrofobia.

6 L’husky era un vero attore
Il cane che funge da “vettore” dell’alieno è Jed, un husky addestrato straordinariamente. La sua performance – silenziosa, inquietante, perfetta – è stata elogiata come una delle migliori “recitate” animali nella storia del cinema. Carpenter lo considerava “più espressivo di certi attori di Hollywood”.
7 Una colonna sonora “alla Carpenter”, ma firmata da Ennio Morricone
Sebbene Carpenter abbia spesso composto da solo le musiche dei suoi film, per La Cosa chiamò il maestro Ennio Morricone, che realizzò una colonna sonora minimale e ansiogena, ispirandosi allo stile carpenteriano. Morricone fu ignorato all’epoca, ma nel 2016 vinse l’Oscar per The Hateful Eight… dove Tarantino riutilizzò proprio alcuni brani scartati da La Cosa.

8 Un prequel… trent’anni dopo
Nel 2011 è uscito un prequel (anch’esso intitolato The Thing) che racconta cosa è successo nella base norvegese prima degli eventi del film di Carpenter. Nonostante gli sforzi di ricollegarsi fedelmente all’originale, fu aspramente criticato.
9 Una partita a scacchi con un easter egg
Nel prologo del film, MacReady gioca contro un computer a scacchi e lo distrugge con il whisky. Il computer è doppiato da Adrienne Barbeau, all’epoca moglie di Carpenter e attrice già vista in Fog e 1997: Fuga da New York.
10 L’alieno non ha forma propria
Uno degli aspetti più inquietanti de La Cosa è che non ha una vera identità: imita perfettamente ogni forma di vita. È un concetto filosofico oltre che biologico. Il suo orrore sta nel fatto che potresti essere tu, il tuo amico, il tuo cane, e non saperlo. Una metafora perfetta della perdita di fiducia e del collasso dell’identità.

Conclusioni
La Cosa è molto più di un film horror: è una radiografia della paranoia umana, un trattato sull’identità, un’opera d’arte fatta di fango, sangue e ghiaccio. E oggi più che mai, resta attuale
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