Sono già passati 15 anni dalla premiere americana del remake di Nightmare diretto da Samuel Bayer e con Jackie Earle Haley a raccogliere il testimone da Robert Englund per il ruolo di Freddy Krueger.
Il consenso su questa pellicola è piuttosto univoco. Infatti, fin dall’uscita, questo remake ha ottenuto recensioni negative da critica e fan e ha di fatto ucciso sul nascere qualsiasi possibilità di vedere nuovamente Freddy Krueger sul grande schermo (oltre a varie diatribe tra i detentori del franchise).
A volte però è bello anche andare a rivisitare certe pecore nere, per capire se si è stati troppo severi o no…

TRAMA
In una tavola calda, Nancy Holbrook e Kris Fowles assistono impotenti alla morte dell’amico Dean, che si taglia la gola dopo aver affermato di essere perseguitato da un uomo nei propri sogni. Ben presto anche Nancy comincia ad avere incubi in cui compare l’inquietante individuo, il cui corpo è deturpato da gravi ustioni. Dopo che anche Kris perde la vita in circostanze inspiegabili, Nancy e l’amico Quentin iniziano a indagare, cercando di attingere a lontani ricordi e racconti taciuti dalle loro famiglie…

RECENSIONE
In verità, questo Nightmare non è un assoluto disastro. Anzi, alcune cose le fa anche bene.
Allo stesso tempo, per ogni passo avanti ne vengono fatti due indietro, spingendo puntualmente nel baratro le speranze dello spettatore.
Partendo dai lati positivi, è forse il caso di spezzare una lancia a favore di Jackie Earle Haley. La sua interpretazione di Freddy Krueger, molto più seria e dark rispetto a quella di Englund, risulta una convincente svolta. Come già visto con Halloween: The Beginning, è sempre apprezzabile quando un remake cerca di fare qualcosa di nuovo e personale. Scegliendo un Freddy che quindi non scimmiotti Englund ma cerchi di avere una propria identità, questo Nightmare si sottrae con astuzia al confronto forzato con l’attore originale. O almeno, questa era l’intenzione. Purtroppo per Haley, il confronto venne fatto fin troppo e, ahimè, in maniera abbastanza gratuita.

La scelta di avere un Freddy meno showman, per ritornare alle atmosfere del film del 1984, ha tuttavia avuto anche riscontro in una totale piattezza nella rappresentazione dei sogni. Le scene ambientate fra le caldaie non sono girate male, e Freddy risulta anche convincente, ma sono troppe.
Senza dubbio anche il capostipite della saga, di cui questo film è remake, era più sobrio dei successivi, ma era anche il primo. Coi vari sequel si è stabilita un’iconografia di Nightmare che prevede grande varietà nel modo di portare su schermo i sogni e le uccisioni. La scelta migliore sarebbe stata quella di avere sì, dei sogni più basati su scenari verosimili, ma comunque creativi.
Risulta comunque ottima la scena del minimarket, in cui mondo reale e onirico si alternano con transizioni davvero ben congegnate.

Apprezzabile è poi la decisione di avere, come motivo centrale della trama, l’indagine su quanto avvenuto all’asilo frequentato da Nancy e dagli altri ragazzi di Springwood. È una piccola modifica rispetto all’originale, ma risulta comunque interessante. Sarebbe stato certamente intrigante esplorare ancora di più gli argomenti del trauma infantile e dei ricordi repressi. Essi risultano infatti il sottotesto di alcune scene più che delle tematiche focali della trama.
Per tornare al tema dei sogni, si sarebbe quindi potuto giocare molto bene coi traumi per avere varietà senza rinunciare alla nota dark della pellicola.

Ulteriore, ma anche ultima, menzione di merito riguarda come, fino all’ultimo, la reale colpevolezza di Krueger venga messa in dubbio. Era davvero un mostro o fu ucciso ingiustamente? Per buona parte del minutaggio sembra che la seconda ipotesi sia la più plausibile, ma nel terzo atto tale prospettiva viene rovesciata per tornare al canone della figura di Freddy Krueger per come la conosciamo. Una decisione azzeccata, che riesce a tenere vivo l’interesse senza restituirci, a visione conclusa, un’immagine stravolta dell’assassino dei sogni.

Per il resto, il film è piuttosto debole.
Rooney Mara è indubbiamente un’ottima attrice, ma la sua Nancy è piatta, lontana dal carisma della propria controparte nel film del 1984. Il personaggio risulta freddo, distante, privo di appigli che permettano allo spettatore di immedesimarvisi.
Quando poi vengono messe in scena, pari pari, delle sequenze del film originale, siamo di fronte a un disastro. Esempio perfetto è la scena in cui Freddy emerge dalla carta da parati, realizzata con una CGI che impallidisce in confronto all’effetto usato nell’opera di Craven 26 anni prima.

Poco interessante è anche il modo con cui Freddy viene eliminato. La saga di Nightmare ha sempre sperimentato con l’immagine di Krueger come uomo nero che infesta i sogni dei bambini, alla ricerca di espedienti con cui concludere ogni capitolo. Non era necessario riportare in scena lo stesso finale del film del 1984, bastava semplicemente un po’ di creatività. Vedere una delle più grandi icone horror cadere a terra con la gola tagliata ha un sapore decisamente anticlimatico.
Infine, il film abusa dell’uso dei jumpscares, in linea con quanto purtroppo avveniva per parecchie pellicole horror dello stesso periodo. Non l’ideale per quello che si proponeva di essere come il nuovo punto di avvio di una saga che mai si era basata sull’utilizzo di spaventi a basso costo.
