Madre! di Darren Aronofsky è un film del 2017 con protagonisti Jennifer Lawrence e Javier Bardem proiettato in concorso alla 74esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Trama

La storia ruota attorno a una giovane moglie (Jennifer Lawrence) che vive isolata con suo marito (Javier Bardem) in una tranquilla casa di campagna. Lei è impegnata nella ristrutturazione della casa mentre lui, uno scrittore, si concentra nel cercare di trovare idee per il suo nuovo libro. La loro vita tranquilla viene sconvolta da degli estranei che iniziano a presentarsi a casa loro, e passando da un soggiorno di una sola notte ad una permanenza invasiva provocheranno un climax negativo di eventi che sconvolge l’equilibrio del loro piccolo paradiso. Il film esplora i temi della natura dell’uomo, della religione e dell’ambiente, facendo vivere ai suoi spettatori un viaggio disturbante ma pieno di significati nascosti.

Recensione

Il film non fu accolto positivamente dalla critica (si parlò addirittura di fischi dopo la proiezione a Venezia), ma trovo invece che il film riesca magistralmente nel suo intento. Durante la prima visione, ignorandone i suoi significati, possiamo essere travolti dalla sensazione di invasione in cui ci fa immergere il regista, e questa è la riprova del suo successo. L’allegoria principale è infatti quella dell’ambiente, o più nello specifico di Madre Natura. Cosa direbbe se potesse parlare di noi? Come dichiarato dal regista in un’intervista, l’idea era quella di creare una pellicola che si esprimesse unicamente dal suo punto di vista, quello della natura. Ma andiamo per fasi, e vediamo tutte le metafore che il regista ci presenta.

Riferimenti biblici

Il film “Madre!” di Darren Aronofsky è noto per la sua trama complessa e ricca di simbolismi, che offrono una vasta gamma di interpretazioni bibliche. Il regista stesso ha confermato che il film è intenzionalmente pieno di allegorie che si riferiscono a vari eventi e temi del Cristianesimo. Il personaggio di Jennifer Lawrence, ad esempio, può essere interpretato come una rappresentazione di Madre Natura mentre Javier Bardem, che interpreta l’artista/scrittore, può essere visto come un riflesso di Dio, con la sua abilità di creare vita e il desiderio di essere amato da tutti. Anche gli altri personaggi si riferiscono a personaggi biblici: Ed Harris e Michelle Pfeiffer sono Adamo ed Eva, i loro figli Caino e Abele. Il tutto quindi vuole ridimensionare il concetto di paradiso nello spazio di una comune casa di campagna e già questo ci porta a vedere il film in tutta un’altra chiave. Innanzitutto, l film contiene numerosi riferimenti al libro della Genesi, in particolare all’episodio del Paradiso e del Peccato originale. Ad esempio, la rottura del prezioso diamante nello studio del personaggio di Javier Bardem potrebbe richiamare il peccato di Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden. Anche la figura di Caino e Abele è presente nel film, attraverso i personaggi di due fratelli interpretati da Brian Gleeson e Domhnall Gleeson: la rivalità tra di loro aumenta in modo esponenziale, portando alla violenza e alla morte, e questo può essere una rappresentazione dell’eterna lotta tra bene e male. La scena in cui gli esseri umani distruggono e devono combattere per sopravvivere nella casa può essere vista come un riferimento all’arca di Noè. Come nella storia biblica, solo poche persone (rappresentate dagli alleati dell’artista e dalla sua folla di ammiratori) sopravvivono al diluvio e cercano rifugio nella casa della madre. Anche il finale del film può essere interpretato come un simbolo del Cristianesimo, con la madre spettatrice della sofferenza di suo figlio/Gesù. Questo suscita una sorta di culto da parte dei seguaci dell’artista, il che potrebbe essere un riferimento al culto delle immagini sacre. Vediamo ora come tutto il film può essere interpretato anche come un allarme sull’impatto negativo dell’umanità sull’ambiente e sulla sua assenza di rispetto per la natura.

Oltre la Bibbia

Un argomento che il regista vuole rappresentare è il rapporto tra l’essere umano e la natura. Se intendiamo quindi Jennifer Lawrence come madre natura, la casa che lei sta costruendo con le sue uniche forze rappresenterà la sua rigogliosa creatura. E mentre madre natura viene sempre trattata con sufficienza dai suoi indesiderati ospiti, nella casa sembra proprio che tutto sia lì unicamente per loro. Il paragone si trova proprio qui: per Aronofsky l’uomo, nel creato, si comporta come un ospite sgradevole in casa d’altri. Se avete intenzione di rivederlo fate caso a quanti dettagli parlano di questo tema. Io per esempio ho trovato la scena del bucato molto esplicativa a riguardo: Eva (Michelle Pfeiffer) appena arriva alle lavatrici toglie il bucato di Jennifer Lawrence buttandolo in terra, ancora bagnato, per mettere il suo. Non c’è il minimo riguardo per le sue cose, sono solo un ostacolo a quello che deve fare lei, esattamente come faremmo noi nello sradicare una pianta per accomodarci su un terreno più accogliente. Da qui ci possiamo inoltre collegare al tema dell’uomo come guidato dai propri bisogni.

Il rapporto con la sessualità

Una questione particolarmente interessante è anche quella che ruota intorno al sesso: il regista raramente lo porta come un contenuto positivo, ma più che altro legato alla bestialità del genere umano, la sua istintività e il suo comportamento dipinto come unicamente guidato dai bisogni primari. È interessante però notare come i generi esternino l’argomento in relazione a madre natura. Gli uomini la sessualizzano, mentre le donne -nello specifico solo Michelle Pfeiffer – utilizzano l’argomento sessuale come arma verso di lei a livello più emotivo. Difficile per me non sottolineare che la sessualizzazione da parte degli uomini nei suoi confronti avviene ripetute volte. Che il regista volesse far trasparire una velata critica al comportamento umano anche in questo aspetto?

Il punto di vista di Madre Natura

Ma passiamo all’argomento forse più saliente: come si sente madre natura? Il suo punto di vista, come abbiamo già sottolineato, è centrale per il regista, tutta la pellicola si muove intorno a questo centro. Cercando di tenere sempre a mente il parallelismo presentatoci, vediamo una donna che prepara un ambiente accogliente come suo impegno principale; ignorata dal marito che, nonostante l’ammirazione e la stima da parte di lei, risponde solo con dolci sguardi e atteggiamenti narcisistici, tra cui continuare ad invitare sconosciuti in casa che la sessualizzano, la trattano da schiava e distruggono tutto il suo lavoro mentre lei cerca di tenere insieme i pezzi. Pensando a come mi sono sentita nel vederlo e al punto di vista umanizzato di madre terra, se dovessi riassumere con un unico termine, sceglierei la parola invasione. E se volessimo andare ancor più nello specifico, in psicologia talvolta si parla di spazio prossemico, ossia lo spazio che ci fa sentire a nostro agio in presenza di altri, quello che se viene violato ci provoca disagio. La giusta distanza. Le violazioni di questo spazio vengono immediatamente memorizzate dal nostro cervello nel cassettino ‘esperienze negative’ perché la nostra reazione negativa è guidata dall’istinto di sopravvivenza, che infatti porta a immobilizzazione, allontanamento e poi alla reazione di attacco o fuga. Voi come reagireste?

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