Abre los ojos è senza dubbio uno dei film più affascinanti e sorprendenti di Alejandro Amenábar, un regista che, a partire dagli anni ’90, è stato una delle voci più potenti e innovative del cinema spagnolo. Insieme al suo thriller psicologico Tesis, a The Others (il suo primo film con un cast internazionale, guidato da Nicole Kidman) e al drammatico Mar Adentro (che gli valse l’Oscar), Abre los ojos costituisce una sorta di tetralogia di opere che hanno cementato il suo status di maestro del cinema.
La trama

La trama di Abre los ojos è un puzzle psicologico che si intreccia tra realtà e sogno, esplorando le linee sottili che separano i due mondi. Il protagonista, César (interpretato magistralmente da Eduardo Noriega), è un uomo affascinante che, dopo un incidente d’auto che lo deforma in volto, si ritrova intrappolato in una realtà che sembra sfuggirgli di mano.
La sua vita si complica ulteriormente quando viene coinvolto in un amore tormentato con la bellissima Sofía (Penélope Cruz), mentre il confine tra ciò che è reale e ciò che non lo è comincia a confondersi. Il film è un viaggio psicologico intenso, dove la suspense si mescola con la riflessione sul concetto di memoria, identità e destino.
L’interpretazione di Eduardo Noriega è la vera forza motrice di questo film. La sua capacità di trasmettere il tormento interiore del personaggio, la sua incertezza e le sue emozioni contrastanti, rende la trama ancora più coinvolgente. Noriega riesce a infondere un’umanità e una vulnerabilità che rendono il suo personaggio straordinariamente reale, nonostante l’ambiguità della storia. La sua performance è intensa e profonda e contribuisce in modo significativo a rendere Abre los ojos un film che rimane impresso nella mente dello spettatore.
Le tematiche
Uno degli aspetti più affascinanti di Abre los ojos è il modo in cui esplora il confine tra sogno e realtà, mettendo in discussione l’identità e la percezione del protagonista. Il film affronta il tema della costruzione del sé attraverso la memoria e il volto, elementi chiave per il protagonista César, la cui ossessione per la bellezza e la giovinezza lo porta a una profonda crisi esistenziale.
L’incidente che lo sfigura diventa una metafora della paura della decadenza fisica e della perdita di controllo sulla propria vita. Inoltre, la storia introduce una riflessione sulla tecnologia e il suo potere di manipolare la realtà, attraverso l’elemento fantascientifico della criogenesi e del sogno lucido, sollevando interrogativi sul libero arbitrio e sulla possibilità di sfuggire al dolore. La pellicola, con il suo approccio onirico e psicologico, invita lo spettatore a riflettere su quanto sia labile il confine tra verità e illusione, suggerendo che la realtà possa essere, in ultima analisi, una costruzione della mente.

Il remake
Come molti film europei di successo, anche Abre los ojos ha avuto una versione statunitense, Vanilla Sky (2001), con Tom Cruise nel ruolo di César e Penélope Cruz nello stesso ruolo dell’originale spagnolo. Se da un lato il film di Cameron Crowe cerca di mantenere l’essenza del film originale, purtroppo non riesce a rendere la stessa intensità emotiva. Il problema principale di Vanilla Sky risiede nella mancanza di empatia per il protagonista: mentre in Abre los ojos il tormento di César è palpabile, e lo spettatore è in grado di condividere la sua confusione e sofferenza, in Vanilla Sky la performance di Tom Cruise, pur essendo tecnicamente competente, non riesce a trasmettere la stessa profondità emotiva.

Un altro elemento che rende il remake americano meno incisivo è la scelta estetica: in Abre los ojos, la deformazione del volto di César è brutale, quasi disturbante. Eduardo Noriega diventa una figura tragica, un uomo che ha perso la sua bellezza e con essa la sua identità. In Vanilla Sky, invece, la trasformazione fisica di Tom Cruise è molto più contenuta, meno rischiosa.
Il film americano sembra temere di allontanarsi troppo dall’estetica patinata di Hollywood, e questa ricerca di pulizia visiva finisce per smorzare la potenza del racconto. Amenábar, al contrario, non si preoccupava di rendere il suo protagonista “bello” o accettabile: ciò che gli interessava era la caduta libera di un uomo che perde tutto, anche il senso di sé.
Amenábar è un regista che non teme di affrontare tematiche profonde e complesse, sfidando lo spettatore a riflettere sulla realtà, la percezione e la natura dell’esistenza. Purtroppo, negli ultimi anni, il suo talento sembra essersi un po’ smarrito, con film sporadici e meno incisivi, che non riescono a ripetere la potenza dei suoi lavori precedenti. Tuttavia, Abre los ojos resta un film iconico, che ancora oggi risplende nel panorama del cinema spagnolo degli anni ’90.